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26 febbraio 2011

Obiezione di coscienza dei farmacisti

Tra rivolta e "captatio benevolentiae"

Il documento è del Comitato Nazionale di Bioetica, l’organo di consulenza di Governo e Parlamento sui temi eticamente sensibili. Porta la data di ieri, 25 febbraio. E dice sì alla possibilità, per i farmacisti, di esercitare l’obiezione di coscienza per non vendere la pillola del giorno dopo. Per Lorenzo D’Avack, vicepresidente del comitato, l’obiezione di coscienza può essere invocata “per quei prodotti farmaceutici per i quali non si può escludere la possibilità di un meccanismo di azione che porti all’eliminazione dell’embrione”.

La posizione del Movimento Nazionale LIberi Farmacisti sull'obiezione di coscienza dei farmacisti è nota: riteniamo che al farmacista debba essere garantito il diritto di esercitare obiezione di coscienza. Parimenti, questo diritto deve essere negato alla farmacia già detentrice di un’esclusiva e concessionaria di un rapporto privilegiato con lo Stato di monopolio. La farmacia non può rifiutarsi di consegnare farmaci come il “levonorgestrel”, pillola del giorno dopo, perché in questo modo lederebbe gravemente un altro diritto, a nostro avviso sacro: quello del paziente di ottenere il farmaco. LEGGI IL DOCUMENTO COMPLETO

Per completezza d'informazione ricordiamo che la pillola del giorno dopo in Francia può essere venduta liberamente senza ricetta medica.

Le reazioni sono tante. E immediate. Quella dell’associazione Luca Coscioni è affidata ad Annalisa Chirico: “Il documento del Comitato Nazionale di Bioetica dimostra che l’organo di consulenza (e di nomina) governativo è diventato ormai un fortino reazionario, al di sopra della legge”. Questo perchè “il rifiuto di vendere la pillola del giorno dopo la regolare esibizione della ricetta medica, configura un reato per interruzione di pubblico servizio”. E i radicali rilanciano, proponendo una campagna d’opinione. “Dopo quest’ennesimo tentativo di brandire la contraccezione come un’arma contro l’autodeterminazione, noi proseguiremo nella campagna per l’abolizione della ricetta medica per la pillola del giorno dopo. Abbiamo già raccolto migliaia di firme e andremo avanti perché l’Italia si metta al passo col resto d’Europa”.

Per il senatore De Lillo (Pdl) la scelta della consulta è giusta: "In questo modo si fa chiarezza e si ridà al farmacista il suo ruolo, che è quello di essere obbligati a dispensare vita e non certo morte."

La pillola del giorno dopo è legale in Italia da quasi undici anni eppure non sembra così facile da reperire, anche nel caso in cui venga regolarmente prescritta.

Lisa Canitano, ginecologa, presidente dell'Associazione Vita di Donna e promotrice del servizio 'SOS Pillola del giorno dopo' racconta:

Sabato sera ho prescritto a una paziente la pillola del giorno dopo, ma il farmacista di turno presso cui la donna si è presentata ad acquistarla si è rifiutato di vendergliela invocando l'obiezione di coscienza. Mi sono quindi recata presso la farmacia portando con me un'ulteriore ricetta e una copia della dichiarazione dell'Ordine dei Farmacisti, secondo la quale il diritto all'obiezione di coscienza non è riconosciuto ai farmacisti. Nonostante gli abbia consegnato tali documenti, il farmacista ha continuato a rifiutarsi, mentre alcuni individui minacciosi non identificati giunti nei pressi della farmacia hanno iniziato ad intimidirmi, affermando esplicitamente di essere là per sostenere il farmacista. Dopo aver chiamato la polizia ed aver denunciato l'accaduto mi sono allontanata per non dover subire conseguenze peggiori. Mentre denuncio la gravità dell'accaduto, mi riservo di affidare la vicenda alle mani di un legale.

La Chiesa ribadisce il proprio “no” all’utilizzo della pillola del giorno dopo, anche nel caso in cui la paziente sia stata vittima di violenza sessuale.

Il vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Jean Laffitte afferma che se da una parte la donna vittima di una terribile aggressione alla sua dignità ha il diritto di difendersi, anche attraverso l’uso di mezzi che potrebbero impedire l’ovulazione e la fecondazione, occorre d’altra parte ribadire che va difeso anche il diritto alla vita dell’essere umano eventualmente già concepito». Quindi, «se ci fosse una qualche incertezza al riguardo, non sarebbe lecito utilizzare mezzi che potrebbero avere un effetto anche abortivo» e «sotto il profilo dell’obbligo morale, basterebbe la sola probabilità di trovarsi di fronte ad una persona per giustificare la più netta proibizione di ogni intervento volto a sopprimere l’embrione umano.

''E' desolante l'inconsistenza di argomentazioni con cui alcuni membri del CNB si ostinano a difendere un presunto diritto astruso e inconsistente quale quello all'obiezione di coscienza dei farmacisti per la vendita della pillola del giorno dopo. Come se non bastassero tutti i disagi e le violazioni dei diritti delle donne già causati dal massiccio ricorso all'obiezione da parte dei medici! Per non parlare dell'ipocrisia con cui si cerca di equiparare la funzione e l'autorevolezza dei farmacisti a quella dei medici con il solo scopo di difendere ideologie tanto care agli ambienti conservatori!''.

Lo afferma una nota della Consulta di bioetica (da non confondere con il comitato), a firma di Alberto Giubilini, aggiungendo che ''l'unico 'argomento' per questa presa di posizione che ritroviamo nella nota del Comitato in merito all'obiezione di coscienza dei farmacisti emessa ieri è l'appello ai riferimenti giuridici gia' esistenti. Ma non abbiamo certo bisogno di un Comitato che ci racconti quello che già la legge prevede! Ci si appella alla legge come se fosse la Sacra Scrittura, non riuscendo o non volendo capire che il problema è appunto dare (se mai ci sono) buoni argomenti a sostegno di una legge che difende a oltranza la pretesa di alcune persone di far prevalere la propria visione del mondo sulla libertà altrui''.

''E il fatto che simili argomenti non si trovino nel documento del Comitato - prosegue Giubilini - è ulteriore conferma di quanto questa difesa cocciuta e bigotta dell'obiezione di coscienza sia inaccettabile da un punto di vista di etica pubblica! La Consulta di Bioetica condanna questa totale mancanza di laicità e di ragionevolezza da parte di quei membri del Comitato che si ostinano a volere imporre alla società  tutta visioni del mondo personali che, in uno Stato laico, non possono essere legittime quando limitano le libere scelte altrui!''.

''Il fatto che questa elementare idea di laicita' non sia condivisa da alcuni membri del Comitato Nazionale di Bioetica dimostra una volta di più  - conclude la nota - come il nostro Paese sia ben lontano dall'essere uno Stato laico''.

 

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