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15 novembre 2010

Zavorre d’Italia - il libro di Antonio Catricalà

Cosa frena lo sviluppo economico in Italia? Questo libro fornisce alcune tracce

La competizione è il terrore di tutti i  conservatori

 conservatori di destra, di centro e di sinistra.

Uno dei tratti fondamentali dell'atteggiamento conservatore è il timore del cambiamento.

Friedrich A. von Hayek

Zavorre d'Italia di Antonio Catricalà

Editore Rubbettino, p.72, Collana problemi aperti

Euro 12,00

 

Help consumatori intervista Antonio Catricalà (il documento completo) ad un mese dall'uscita del suo libro Zavorre d'Italia. Ecco alcuni passaggi dell'intervista curata da Valentina Corvino

Quanto sono nocivi alla concorrenza i vincoli all'attività delle farmacie (ore massime di lavoro, giorni di chiusura obbligatoria, etc)?
Intanto sono limiti sicuramente nocivi per l'utenza. Nel libro ammetto la mia debolezza: non sopporto girare per la città alla ricerca dei medicinali! E' ingiusto - soprattutto se pensiamo agli anziani, a chi ha bambini piccoli, alle categorie più deboli - costringere i cittadini a impiegare tempo e benzina magari per avere un farmaco salvavita. Irrigidire orari, turni e aperture significa inoltre tagliare fuori tanti giovani dal mondo del lavoro: con le parafarmacie la disoccupazioni dei laureati in farmacia si è quasi azzerata ma altri laureati sono in arrivo. Occorre abbandonare l'idea che proteggendo il proprio orticello si protegga anche il proprio futuro: in realtà c'è spazio per tutti, pensando anche a servizi differenziati, aggiuntivi alla semplice vendita del farmaco

Riattivare la mobilità sociale aiuta a realizzare una compiuta democrazia economica nel nostro Paese? Perché? Come si riattiva?
I dati ci dicono che lo stato sociale dei genitori influisce in modo determinante, molto più che in passato, sul futuro professionale dei figli. Quando le professioni si chiudono a riccio, pretendendo anni di tirocinio gratuito per potere accedere all'esame di stato, colpiscono i più deboli, quelli che non possono permettersi di lavorare senza avere una retribuzione, seppur minima. Negli anni '60 il sistema sociale era più aperto, permetteva ai giovani che avevano grinta e talento di arrivare più in alto. Ora purtroppo la grinta non basta. Va da sé che la cristallizzazione delle classi sociali rappresenta la negazione di una compiuta democrazia economica. Per infrangerla occorre che le professioni, i servizi, si aprano alla concorrenza, rinunciando alla protezione delle tariffe minime, a riserve di attività sempre più estese.

Cosa intende per servizi professionali rispettosi delle regole di mercato?
Intendo servizi che rinuncino a vincoli, protezioni, prerogative: nel libro vado oltre le 'caste' di cui si parla tutti i giorni. Non ci sono solo le professioni liberali che difendono lo status quo: pochi sanno che anche fare il pittore di piazza a Venezia è prerogativa garantita ai residenti in base all'anzianità di residenza o che un esperto di tombe etrusche può esercitare a Cerveteri in provincia di Roma ma non a Tarquinia in provincia di Viterbo, perché gli elenchi delle guide turistiche sono su base provinciale. In Sicilia è difficile aprire un negozio di ottica e in Veneto una pizzeria.

Come si può favorire l'accesso alla professione dei giovani laureati?
Ho proposto più volte l'idea della laurea abilitante: allunghiamo anche di un anno la durata degli studi ma facciamo svolgere contemporaneamente il tirocinio ai nostri ragazzi, mettiamoli da subito in contatto con il mondo del lavoro. L'ideale sarebbe superare lo stesso giorno l'esame di Laurea e l'esame di abilitazione!

 

 



 

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