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05 novembre 2010

Draghi: l’impegno per le liberalizzazioni si è interrotto da tempo

Intervento del Governatore della Banca d’Italia

Repubblica/Apcom

Nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell'università Politecnica della Marche dedicato all'economista Giorgio Fuà, Mario Draghi ha anche lanciato l'allarme sulle "difficoltà dell'economia italiana di crescere e creare reddito", una situazione che, ha detto il governatore "non deve smettere di preoccuparci". L'Italia, ha rilevato inoltre Draghi, rischia di "trovarsi di fronte a un bivio" tra la stagnazione e la crescita e la situazione penalizza fortemente i giovani.

Rispetto ai partner europei, l'Italia, infatti, soffre: "Secondo le stime del Fmi - ha detto Draghi - la quota dell'area dell'Euro nel pil mondiale, pari al 18 per cento nel 2000, a parità di potere d'acquisto, scenderà al 13 per cento nel 2015, mentre quello dei paesi emergenti asiatici raddoppierà dal 15 al 29 per cento per l'aumento del pil per abitante per il mutamento radicale degli equilibri economici mondiali". "La nostra economia - ha proseguito - ne risentirà più di altre dato che manifesta da anni una incapacità a crescere a tassi sostenuti; l'ultima recessione ha fatto diminuire il pil italiano di quasi 7 punti. Abbiamo subito un'evidente perdita di competitività rispetto ai principali partner europei".

Una serie di fattori pesano in modo particolare: l'impegno per le liberalizzazioni, ad esempio, si è interrotto da tempo, ed è un ostacolo allo sviluppo. In più l'Italia soffre da tempo di una incapacità di crescere a tassi sostenuti e di un deludente andamento della produttività. L'inerzia del Paese pesa soprattutto sui giovani, ha sottolineato il governatore. Gli indicatori internazionali dicono che "gli italiani sono mediamente ricchi" e "sono in gran parti soddisfatti delle loro condizioni", ma gli stessi indicatori mostrano che "l'inazione ha costi immediati. La ricchezza è il frutto di azioni e decisioni passati, mentre il pil, legato alla produttività, è frutto di azioni e decisioni prese guardando al futuro", ha rilevato Draghi.

Anche la scarsa mobilità sociale e il ruolo chiave della famiglia d'origine condizionano i giovani, più che in altri contesti: "Nel determinare il successo professionale di un giovane, il luogo di nascita e le caratteristiche dei genitori continuano a pesare molto di più delle caratteristiche personali, come il livello di istruzione". E il legame tra risultati economici dei genitori e dei figli "appare fra i più stretti nel confronto internazionale", ha concluso Draghi.

 

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