28 agosto 2023
Farmaci generici e povertà sanitaria
Due problemi, unica soluzione
In Italia 1 milione e 960 mila famiglie (Dati BancoFarmaceutico/Istat) sono in povertà assoluta, pari a 5 milioni e 571 mila persone. Nel biennio 2021/22 la spesa sanitaria pro-capite mensile delle famiglie residenti in Italia è stata di 62 €, equivalente al 4,8% dei consumi totali: nelle famiglie in povertà assoluta la corrispondente spesa sanitaria ha raggiunto i 10 € e pesa per il 2,5% sulle spese totali.
Una persona su tre è stata costretta a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami, mentre il 16% ha sommato tutte le tipologie di rinuncia.
In questo contesto, mentre in classe A il farmaco generico ha quasi triplicato la propria quota di mercato sia in valori che in consumi. l'acquisto di farmaci a totale carico dei cittadini prescritti dai medici, quindi con obbligo di ricetta, è pari a 3,5 miliardi di euro (Dati Osmed 2023) con un aumento negli ultimi 5 anni del 25%. I farmaci generici potrebbero aiutare le famiglie, a contenere le spese. Invece il peso dei generici sui quelli a totale carico dei cittadini è insufficente con una crescita stentata che si aggira in 15 anni su valori del 4%. Ininfluente nei risparmi degli italiani.
Accade lo stesso fenomeno che avvenne prima della liberalizzazione dei farmaci SOP e OTC, i farmaci da banco. Con il Decreto Storace del maggio del 2005, fu data la possibilità alle farmacie di praticare sconti sul prezzo massimo dei Sop e Otc. Risultato pochissime farmacie fecero sconti. Arrivarono le liberalizzazioni, nacque un canale distributivo alternativo e gli sconti arrivarono, ma soprattutto i farmaci non ebbero più aumenti vertiginosi. Oggi le farmacie sono autorizzate a fare sconti anche sui farmaci con obbligo di ricetta, ma basta fare un giro nella penisola per accorgersi che questo non avviene.
Anche per il farmaco generico che cresce nella fascia A ed è fermo nella fascia C a carico dei cittadini, il motivo è lo stesso: senza un sistema plurale di confronto dell'offerta, non c'è concorrenza e di conseguenza non vi sono vantaggi per i consumatori. L'assenza di concorrenza ha degli sviluppi in termini economici sia dal lato dei prezzi che dell'offerta, ma soprattutto ha conseguenze di carattere sociale per quelle famiglie in difficoltà economica.
Il Governo dovrebbe dare risposte di sistema ad un settore da troppo tempo ingessato su privilegi controproducenti per l'intero sistema economico italiano, il Governo dovrebbe dare risposte concrete a chi si trova in situazione di povertà.