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10 giugno 2022

Corte di Cassazione: fare tamponi in parafarmacia non è abuso di professione

Mnlf e Culpi: vacilla il castello monopolista

La sentenza della Corte di Cassazione

 

La sentenza della Corte Costituzionale (22434/2022) in cui si stabilisce che non c'è reato di abuso della professione se i tamponi antigenici vengono eseguiti in parafarmacia, è un primo decisivo passo contro una legislazione autoreferenziale e contraria agli interessi generali dei cittadini.
 
Altri, secondo lo scrivente, dovranno arrivare.
 
In particolare nella sentenza, che rappresenta una netta sconfitta di chi ha provato a mettere anche questo servizio tra le riserve monopolistiche in piena emergenza Covid, si dice con estrema chiarezza "l'irrilevanza del luogo in cui la professione sia svolta e si sottolinea la mancanza di una differenza oggettiva tra la prestazione erogata nella farmacia rispetto a quella erogata nella parafarmacia, con ingiustificata compressione della libertà di iniziativa economica"
 
Questione di legittimità Costituzionale già posta dal T.A.R Marche alla Corte Costituzionale per la questione dei tamponi prima permessi, e poi negati dalla Regione Marche a seguito di una diffida di Federfarma Marche.
 
inoltre, la Corte di Cassazione, afferma in maniera altrettanto chiara che vietare i tamponi in parafarmacia si pone in contrasto con l'esigenza di incrementarne il numero. Ovvero contro l'interesse generale.
 
Tutta la legislazione sui tamponi, ma più in generale sui servizi è un tentativo palese di creare nuovi monopoli in capo alle farmacie, basti pensare che in parafarmacia non è possibile misurare la pressione perché tale "servizio" è riservato alle farmacie.
 
Con questa sentenza tali riserve vacillano, come vacilla tutto il castello legislativo messo a punto per evitare anche su questi campi la concorrenza delle parafarmacie.
 
Due sono le cose di cui rammaricarsi, la prima attiene alla politica che irretita da lobby non è stata in grado di porre un freno alla "famelica bulimia" corporativa dei titolari di farmacia.
La seconda riguarda proprio il massimo organo rappresentativo dei farmacisti, la Fofi, che invece di rappresentare gli interessi di tutti gli iscritti, con il suo Presidente On. Mandelli si è posta come il principale architetto di questa legislazione autoreferenziale.
 
La partita non è conclusa, ma è chiaro che la posta in gioco è alta: la difesa dell'interesse generale, ovvero quello dei cittadini, contro l'interesse particolare, quello dei titolari di farmacia.

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