17 gennaio 2022
Diffida alla senatrice Annamaria Parente - Italia Viva
Il dovere morale di ristabilire la verità
FNPI - Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane
MNLF - Movimento Nazionale Liberi Farmacisti
CULPI - Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane
FEDERFARDIS – Federazione Farmacisti e Disabilità
alla c.a.
Sen. Annamaria Parente
Italia Viva
Oggetto: diffida bonaria
Egr. Sen. Parente
In seguito alle Sue recenti esternazioni inerenti parafarmacie e tamponi abbiamo il dovere morale di ristabilire alcune verità e correggere le informazioni errate a monte del suo operato.
Auspicando di non dover dirimere la questione spostandola verso spiacevoli vie legali, Le usiamo dunque la cortesia istituzionale doverosa, e speriamo gradita, di invitarla bonariamente a correggere le sue convinzioni errate sulle prerogative formali delle parafarmacie e dei farmacisti che vi lavorano, allontanare eventuali suggeritori malsani pretendendo le loro scuse per la situazione imbarazzante in cui si ritrova, ritrattare le affermazioni oggettivamente fallaci ed esimersi da farne altre che calpestino ulteriormente la verità dei fatti.
Vogliamo credere con ostinazione e contro ogni maldicenza che Lei sia stata solo male informata, quindi tenteremo ancora una volta di correggere e debellare molti degli assunti falsi che l'hanno spinta ad osteggiare con veemenza, fino a farlo naufragare, il provvedimento che avrebbe dato ai cittadini la possibilità di andare anche in parafarmacia per un tampone. Chi Le ha trasmesso informazioni così fuorvianti, false oltre ogni dubbio e ogni diritto d'opinione, l'ha spinta ad esporsi e a difendere scompostamente posizioni e tesi indifendibili, se non per chi ne trae vantaggio corporativo.
Lei sostiene le (Sue?) tesi con lodevole e disarmante entusiasmo, dichiarando, e citiamo testualmente che le parafarmacie "non sono collegate al Sistema Tessera Sanitaria e, pertanto, non potrebbero operare la puntuale tracciatura degli esiti dei test". Questa affermazione è falsa, la invitiamo a verificare da fonti attendibili come il Ministero della Salute, e ritrattarla. Non è un'opinione politica, non è un concetto suscettibile di alcuna distorsione dialettica, è realtà: le parafarmacie sono e devono essere per legge collegate al sistema TS, ricevono le credenziali dal Ministero e devono collegarsi per trasmettere puntualmente ogni giorno mediante i software gestionali, identici a quelli delle farmacie, i dati per il 730 precompilato. Per abilitarle ad altre funzioni come la trasmissione altrettanto puntuale, non improvvisata né inaffidabile come lascia intendere Lei, dei dati inerenti i tamponi basterebbe un click che ci abiliti a farlo, e di certo non una piattaforma apposita che comporti alcuna ingente spesa per lo Stato, come è stato detto in questi giorni.
Le parafarmacie ricevono dal Ministero della Salute all'atto stesso della loro apertura un codice di tracciabilità del farmaco, al loro interno deve essere sempre presente per tutto l'orario di apertura un farmacista laureato, abilitato e iscritto all'Ordine professionale. Sono collegate al sistema della Ricetta Elettronica Veterinaria, in molte regioni erogano servizi come il CUP, la dispensazione di prodotti per celiachia, di dispositivi medici, di presidi per diabetici, per incontinenza.
Il tutto nell'alveo del Sistema Sanitario Nazionale.
La privacy e la sicurezza dei dati anche sui tamponi sarebbe ed è ogni giorno garantita in farmacia come in parafarmacia dal GDPR, il Regolamento Generale sulla Protezione dei dati a cui devono aderire per legge tutti coloro che trattano dati sensibili, dai semplici dati anagrafici in su.
Quanto poi scrive sulla Sentenza della Corte Costituzionale del 2017 inerente gli esami di prima istanza (glicemia, colesterolo, trigliceridi), è anche questa una distorsione dialettica, un'espediente dalla vita breve, i tamponi non c'entrano nulla, e la sentenza citata parlava di tutt'altro: si limitava, descrivendo le argomentazioni del ricorrente e del legislatore, ad annullare un'iniziativa regionale che consentiva tali esami anche alle parafarmacie, contestandola non nel merito - non è prerogativa della Consulta - ma nel metodo, visto che quella decisione non era di competenza regionale. Tutto qui. Nulla vieta al legislatore nazionale di modificare quella legge, stante la volontà politica di farlo. Salvo poi, come già detto, che quella legge e quella sentenza con i tamponi non c'entrano nulla. Citare quella sentenza, di metodo e non di merito, e fuori tema, come se esprimesse un preciso volere della Consulta significa mancare di rispetto, di conoscenza e di buon senso.
In ultimo, sarebbe cortese da parte Sua che evitasse frasi volte a far credere che se le parafarmacie potessero fare i tamponi si scatenerebbe una corsa indiscriminata alle ispezioni nasali: qui si tratta di alleviare il carico di lavoro di farmacie e centri autorizzati, allo stremo, con code e liste d'attesa da girone dantesco, code e liste fatte di persone a cui viene negato un servizio che allevierebbe i loro disagi solo perché si improvvisano giudizi su basi sbagliate, con suggeritori sbagliati, favorendo gli interessi sbagliati, non certo quelli dei cittadini.
Ribadiamo dunque l'invito a riflettere sul danno fatto ai cittadini, prima ancora che ad una categoria professionale come la nostra, dal basso potere contrattuale, ce ne rendiamo conto. La esortiamo a ritrattare quanto può in base alla sua coscienza, e a non diffondere ulteriormente falsità da dirimere poi inevitabilmente in altre sedi.
Saremmo infine lieti di invitarLa ad un confronto pubblico sulle questioni in oggetto, onde appianare le divergenze, e darLe modo di conoscere una categoria di professionisti, i farmacisti delle 5.000 parafarmacie italiane, che altro non chiede che di essere considerata come una risorsa e utilizzata a vantaggio del cittadino.
Cordiali saluti
Ufficio stampa congiunto / 17 gennaio 2022
FNPI - MNLF - CULPI - FEDERFARDIS