06 agosto 2021
Integratori alimentari come farmaci? Dipende dall'obiettivo.
MNLF risponde al Prof. Ettore Novellino
Roma, 6 agosto 2021 - Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti risponde al Proff. Ettore Novellino (Università Federico II) che nei giorni scorsi aveva chiesto di ripensare al concetto d'integratore alimentare che, se finalizzato al mantenimento dello stato di salute, deve esser fatto rientrare tra i farmaci per riportarlo sotto il completo controllo delle farmacie.
La riflessione stimolata dal Proff. Ettore Novellino non è priva di spunti interessanti, ma contiene un "peccato originale" che ne svilisce completamente le ragioni.
Dice il Proff. Novellino: gli integratori alimentari hanno raggiunto un livello di efficacia ed affidabilità che potrebbero essere paragonati a quella dei farmaci, certo essi non curano patologie, ma possono contribuire a mantenere quello stato di benessere che è indispensabile per separare, per quanto possibile, l'orologio anagrafico da quello biologico. Per tali motivi essi dovrebbero essere ricompresi in un'ottica sovrapponibile a quella dei farmaci. Di conseguenza gli integratori alimentari o parte di quelli con più elevata efficacia dovrebbero essere dispensati solo in farmacia.
Nel ragionamento del Proff. Novellino, chiarisce Vincenzo Devito, Presidente del MNLF, ci sono elementi di riflessione allorché si riconosce implicitamente che alcuni integratori alimentari, per composizione ed attività, sono ormai "border-line" con i profili dei farmaci e che per alcuni di questi la differenza sia ormai solo nell'atto di registrazione. E' vero che in questi casi la possibilità di un controllo e consiglio da parte del farmacista sarebbe la migliore garanzia per il cittadino.
Tuttavia nel ragionamento del Proff. Novellino c'è un "peccato originale" difficilmente superabile: confondere il ruolo del farmacista con gli interessi della farmacia. Questo per un accademico, continua Devito, è un fatto grave.
Per Devito giustificare la necessità di modificare l'attuale regolamentazione degli integratori alimentari per "rimpinguare " le casse delle farmacie è un motivo poco edificante.
Diverso poteva essere il giudizio se si partiva da motivi di tutela della salute pubblica, ma in questo caso non si poteva parlare più di farmacia, ma di farmacista come attore di quella tutela, ma con tali presupposti gli integratori non sarebbero rientrati nelle farmacie, ma sarebbero stati legati al luogo dove opera il professionista
Così e solo così quel peccato originale sarebbe caduto.
Quando si fanno proposte, conclude Devito, debbono essere fatte nell'interesse generale non in quello particolare, lo stesso ad esempio che impedisce ai farmacisti operanti nelle parafarmacie di fare i tamponi e di contribuire al tracciamento.
"Caro professore si parli più di farmacisti che di farmacie e vedrà che tutto risulterà più credibile".