08 ottobre 2020
Farmacisti: un nuovo rinascimento professionale è necessario
Vincenzo Devito
Il Rinascimento è' stata un'età di cambiamento, ove maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi, allo stesso modo la professione di farmacista deve avere il coraggio di progettare il rinnovamento senza lasciare nessuno indietro.
Progettare il cambiamento non significa necessariamente occupare ambiti o spazi altrui, oltretutto residuali, ma affermare la propria professionalità in quelle aree dove proprio l'assenza del farmacista determina carenze.
Pensiamo alla nostra proposta di rendere obbligatoria la presenza del professionista del farmaco nelle case di cura o di riposo pubbliche e private o a quella di aumentare le possibilità per accedere all'insegnamento. Obiettivi da perseguire con determinazione e coraggio perché rappresenterebbero nuovi posti di lavoro.
La pandemia ha rappresentato e rappresenta uno spartiacque, la lezione di cui si deve far tesoro è che ogni singolo farmacista, indipendentemente da dove opera, ha dato il proprio apporto per aiutare la popolazione e continuerà a farlo.
Non ci sono farmacisti di serie A o di serie B quando si tratta di dare il proprio contributo professionale, allo stesso modo nessuno può permettersi di trattare i colleghi operando questa distinzione, sia da un punto di vista economico, vedi rinnovo del CCNL, sia da quello delle opportunità, vedi la guerra intentata alle parafarmacie.
Rendere più facile l'acceso alle cure utilizzando le tecnologie e quindi terminare il percorso di dematerializzazione delle ricette anche con quelle non a carico del SSN, ripetibili e non ripetibili.
Fabio Romiti
Rinascimento significa illuminare la crescita professionale di ogni laureato in farmacia con programmi che guardano al futuro, ove le nuove soluzioni farmacologiche per la cura di patologie che incidono nell'aspettativa di vita delle persone non siano precluse alla gran parte per motivi distributivi o economici.
I Consigli degli Ordini provinciali rinnovati o che andranno a rinnovarsi debbono mettere al centro della loro attività il farmacista, l'iscritto. Non debbono essere ammesse distinzioni in base agli interessi economici prevalenti.
Gli Ordini non debbono rappresentare le parafarmacie, le università o le farmacie. Debbono rappresentare e garantire l'attività dei propri iscritti, tutti farmacisti, senza lettera maiuscola o minuscola.
Ogni causa produce un effetto, se vogliamo che questa categoria cresca e sia in grado di affrontare il futuro deve sì aprirsi alla "contaminazione" con le altre professioni sanitarie, ma deve anche saper ritrovare la propria missione: aiutare le persone a curarsi con i farmaci.
Deve farlo oggi, non domani.