09 marzo 2020
Coronavirus: insufficienti le misure per proteggere i farmacisti
Adottare dispositivi DPI2 e DPI3
Dopo i primi casi di contagio tra i farmacisti, il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e la Confederazione Unitaria delle Libere Parafarmacie Italiane, tornano a chiedere maggiore protezione per i farmacisti che lavorano in parafarmacia e farmacia.
Le misure sin qui adottate e quelle indicate da vari organismi sono insufficienti a tutelare i colleghi esposti al contatto diretto con il pubblico nelle zone a rischio. La distanza di un metro, l'uso di guanti e disinfettanti sono misure utili, ma non sono all'altezza della sfida che abbiamo davanti, ove a tutt'oggi non vi è piena evidenza scientifica per trarre conclusioni affidabili sull'epidemiologia, livello di contagiosità, né tanto meno sulla valutazione del rischio di diffusione e patogenesi da parte dell’agente virale.
Il farmacista ha lo stesso rischio di essere contagiato degli altri operatori sanitari e per questo motivo chiediamo che sia incluso dalla Protezione Civile e dall' autorità sanitaria tra coloro che debbono essere riforniti dei dispositivi DPI2 e DPI3.
E' del tutto palese che se un farmacista viene contagiato, quella parafarmacia o farmacia non potrà più svolgere quel servizio perché tutti i collegi dovranno essere posti in quarantena.
E' per tale motivo che siamo a rinnovare la richiesta di includere questi operatori sanitari tra coloro che debbono essere protetti con urgenza.
Se, per motivi comprensibili, questo non sarà possibile, le parafarmacie e le farmacie ubicate nelle zone rosse devono poter svolgere il servizio a battenti chiusi (modalità turno), a protezione dei lavoratori, ma anche del servizio farmaceutico stesso.
Questo, per continuare a svolgere in sicurezza quel ruolo, spesso di primaria interfaccia con il cittadino.