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11 ottobre 2018

Disoccupazione farmacisti: la soluzione non è chiudere, ma aprire

No al numero chiuso a Farmacia

Con riferimento all'articolo apparso su la Repubblica degli stagisti (vedi qui)

Ciclicamente si torna a parlare di numero chiuso o programmato per gli aspiranti farmacisti nelle Università italiane, se ne parla come la "madre" di tutte le soluzioni al  problema sempre crescente della disoccupazione nel settore.
Come un refrain a sostegno di tale tesi si portano i dati del fabbisogno di laureati per i prossimi anni stilato dalla Joint Action Health Workforce Planning and Forecasting, per la Commissione Europea, ciclicamente chiediamo di sapere sulla base di quali dati e da chi sono stati forniti, come sempre non ci viene data risposta.
Quello che è certo, spiega Fabio Romiti, Vice Presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, è che il problema della disoccupazione per i farmacisti italiani esiste. Quelle che sono sbagliate sono le risposte.
Risposte vecchie, comode e prive di fantasia.
Che vengano riproposte da una Associazione di giovani farmacisti diretta dai figli dei titolari di farmacia non sorprende. Sorprende ancora che a insistere sul numero chiuso sia il Presidente di tutti i farmacisti italiani.
Cercare di far passare il concetto per cui il problema occupazionale sia da far risalire al clima d'incertezza dovuto all'entrata del capitale privato in farmacia è quantomeno opinabile, quando il tema era ben presente già prima dell'ultimo Ddl concorrenza. Gli stage post laurea, i contratti atipici e quant'altro non sono certo frutto di un provvedimento considerato dall'allora dirigenza sindacale "male minore" rispetto alla liberalizzazione dei farmaci pagati direttamente dai cittadini.
Di errori se ne compiono, ma continuare a guardare indietro, guardare a comode soluzioni su cui tutti, anche i medici, considerano un fallimento, è il segno di una visione miope del futuro. Il numero chiuso non è una soluzione, ce lo dicono esperienze di altri Paesi e ce lo dice il fatto che una misura del genere finirebbe semplicemente per favorire solo chi avesse le possibilità per andare a prendersi la laurea altrove. Il merito s'impone durante il corso di studi, non stabilendo a tavolino il numero di chi quel percorso lo deve fare.
La Fofi da tempo è bloccata sul numero chiuso all'Università e questo fa si che si perdano opportunità e possibilità. Tempo prezioso che nessuno si può permettere di lasciarsi sfuggire con soluzioni "immaginifiche" come la farmacia dei servizi che ormai compie dieci anni e più di dibattiti senza che nessuno riesca a spiegare con quali fondi verrebbe finanziata.
I fatti e non le parole sono la misura della volontà di risolvere il problema e di certo non aiuta che in sede di rinnovo del CCNL dei dipendenti di farmacia privata i lavori siano sostanzialmente fermi perche una parte chiede ancora maggiore flessibilità ai dipendenti, questo a fronte di 40 ore settimanali.
Noi suggeriamo di girare il timone, drizzare le vele e scegliere il mare aperto, invece di una baia confortevole quanto si vuole, ma chiusa e con acqua stagnanti.
Andare in mare aperto significa riconquistare ambiti professionali persi da tempo, riappropriarsi di quelli sottratti e porre le condizioni per acquisirne di nuovi
Un esempio, dove ci appare latiti l'interesse della Federazione, è quello della Puglia, ove noi abbiamo fornito il nostro appoggio tecnico e politico alla proposta di legge del neo assessore Borraccino, che prevede una cosa semplice, ma importante: ove si dispensa farmaco questo deve avvenire sotto la responsabilità di un farmacista. Quindi case d cura, cliniche private, case di riposo e tutti i luoghi ove ad oggi sono altri ad occuparsi dei farmaci.
Quanti posti di lavoro si potrebbero creare se questa proposta fosse estesa a tutto il territorio nazionale? Quanti i risparmi possibili? Quanto la sicurezza dei degenti ne guadagnerebbe?
Poi c'è la "prateria sconfinata" delle liberalizzazioni, perché è un fatto che la nascita degli esercizi di vicinato abbia creato lavoro e opportunità a tanti farmacisti. Cosa accadrebbe se venisse liberalizzata la fascia C?
Risulta quantomeno curioso chiosa Vincenzo Devito, Presidente MNLF, che si parli di numero chiuso all'università in un sistema che già prevede ostacoli normativi che riducono le capacità occupazionali. Ergo, sorge spontaneo domandarsi se tale proposta non sia più finalizzata a mantenere in vita tali ostacoli che a risolverne il problema.
Ma questa, continua Devito, è un'altra partita che pur giocandosi su altri tavoli, ha riflessi importanti anche sulla disoccupazione dei farmacisti italiani.
L'invito del MNLF è di guardare al tema della disoccupazione cercando soluzioni inclusive senza chiudersi in un recinto che verrebbe facilmente divelto, il nostro chiodo fisso conclude Devito, non deve essere quello di ridurre il numero di laureati in farmacia, ma quello di come dare loro lavoro.
 

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