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02 luglio 2010

Il prezzo di riferimento e le gare sui farmaci off-patent : quanta confusione anche tra gli esperti

Short note CERM - luglio 2010

2 luglio 2010

L’articolo 11, comma 9, della versione originaria della manovra 2010 (bozza di legge di conversione del D. L. 31 Maggio 2010, n. 78) introduceva una modifica al prezzo di riferimento dei farmaci in fascia “A”. La modifica è stata poi depennata, e in molti hanno criticato questo stralcio, sostenendo che è stato fatto un favore agli incumbent ed impedito lo sviluppo della concorrenza. Non è così, e non perché il mercato italiano del farmaco non abbia bisogno di maggior concorrenza lungo tutta la filiera, ma perché quella modifica del prezzo di riferimento non avrebbe prodotto gli effetti sperati, e nel medio-lungo periodo avrebbe portato anche contraccolpi negativi sulla concorrenza.


Il prezzo di riferimento italiano è già ben disegnato. Il prezzo di rimborso dal Ssn è già fissato al livello del più economico equivalente, con cluster di equivalenza che opportunamente pongono in diretta competizione tra loro solo strumenti perfettamente fungibili. Nei cluster trovano collocazione tutti gli off-patent con autorizzazione all’immissione in commercio (“Aic”) rilasciata dall’Aifa, realizzando la condizione migliore per tenere costantemente alta l’interazione à la Betrand.

Il mercato farmaceutico italiano ha bisogno sì di stimoli pro concorrenziali, ma non è da modifiche del prezzo di riferimento che queste possono giungere. Sul comparto delle copie economiche pesa il fardello di una distribuzione, all’ingrosso e al dettaglio, ancora poco aperta al mercato. Il contingentamento numerico delle farmacie e i loro margini di ricavo proporzionali al prezzo dei farmaci “A” mantengono alti gli incentivi a canalizzare al consumo i prodotti più costosi, sia in termini di prezzo unitario che di dimensione di packaging. Questi incentivi distorti rallentano la diffusione delle copie economiche e impediscono al prezzo di riferimento di svolgere al meglio il suo ruolo. E le distorsioni si trasmettono anche a monte, tra i produttori, che adattano le loro scelte, di ingresso sul mercato e di pricing, a quest i vincoli di sbocco.


La vera riforma per lo sviluppo delle copie economiche è quella della distribuzione; e essa non avrebbe, si badi, effetti solo su grossisti e farmacie, ma su tutta la filiera ivi inclusi i produttori. Una distribuzione concorrenziale, che canalizza prontamente al consumo il prodotto più economico tra gli equivalenti, è condizione imprescindibile perché l’offerta di copie si rafforzi grazie all’opportunità di guadagnare quote di mercato con scelte di pricing allineate ai costi efficienti di produzione. E forse è proprio per questo che si tentava di far passare il comma 9: una riforma solo sulla carta, che non avrebbe cambiato nulla ma che avrebbe potuto far dire a qualcuno “Abbiam promosso concorrenza e efficienza e sviluppato il comparto delle copie economiche”.

Il guaio è quando cominciano a cascarci anche gli economisti …

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