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09 giugno 2016

Ddl concorrenza: stare dalla parte delle lobby non paga

Il rottamatore che non rottama le lobby

Mentre l'Istat segnala l'ennesimo rallentamento della crescita economica con l'inflazione vicina allo zero e il Pil che cresce solo dello 0,3 su base congiunturale, il governo e il maggior partito che lo sostiene, continuano a sorreggere gli interessi delle corporazioni nel Ddl concorrenza.

A niente valgono le raccomandazioni della Commissione Europea, dell'Ocse e di numerosi economisti per far recedere da scelte contrarie agli interessi dei cittadini.

Come l'ultimo dei soldati giapponesi che non vuole arrendersi malgrado la fine della guerra, il governo Renzi si nasconde nella fitta giungla delle riunioni di "concertazione"per far accettare all'opinione pubblica una legge che doveva aumentare il livello di concorrenza del Paese, ma che finirà, al contrario, per amplificare il potere delle mille corporazioni italiane.

A niente valgono i segnali ricevuti nelle ultime amministrative, ove il notevole calo del maggior partito di governo, non induce alla riflessione rispetto ad un calcolo elettorale sbagliato.

Stare dalla parte di lobby e corporazioni non paga. Non paga più.


Nel ddl concorrenza, malgrado i segnali siano eloquenti, si continua a rifiutare inspiegabilmente la liberalizzazione dei farmaci con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini. Si continuano a favorire gli interessi particolari a quelli generali. La mancata liberalizzazione dei farmaci di Fascia C è allo stesso tempo emblema e sintesi della scelta del governo di stare dalla parte dei poteri protetti.

Mentre la disoccupazione non accenna a diminuire in maniera sensibile, gli investimenti latitano e la crescita rimane al palo, si ha la sensazione che l'Italia abbia perso anche l'ultimo treno che la poteva legare alla pur moderata congiuntura economica favorevole del mondo.

In questo contesto proprio la liberalizzazione della fascia C che a costo zero per lo Stato avrebbe portato maggiore occupazione ed investimenti, è rifiutata come "blasfemia" del governo.

Chi si proclamava "rottamatore" fallisce nell'impresa più importante: rottamare gli interessi di lobby e corporazioni da sempre in rotta economica con quelli del Paese.

Non vorremmo che nell'intento di proteggere dalla rottamazione i poteri forti, lo stesso rottamatore finisse rottamato. Magari in contemporanea con il cadere delle foglie autunnali.
 

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