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24 settembre 2015

Farmacie rurali risorsa del SSN, non “foglia di fico” dei monopolisti

Risposta alle dichiarazioni di Federfarma-Sunifar

Le farmaci rurali, quelle vere, rappresentano certamente una risorsa del SSN. I farmacisti che vi operano svolgono un servizio della massima importanza per garantire l'assistenza farmaceutica ed a volte anche medica là dove i servizi sono carenti.

Tuttavia, si debbono fare delle importanti distinzioni rispetto al termine "farmacia rurale" perché, malgrado la classificazione ottenuta rispetto al numero di abitanti, esistono numerose farmacie che pur se considerate rurali hanno fatturati simili alle farmacie di Milano, Roma, Firenze, Bologna ecc. Alcune di queste ricevono perfino un sussidio per la loro presunta ruralità.

Il problema nasce proprio dal sistema di classificazione che si richiama appunto al numero di abitanti. Più e più volte in diverse sedi istituzionali sia nazionali che regionali abbiamo come MNLF chiesto che tale classificazione fosse rivista e definite farmacie rurali solo quelle che rispondessero a precisi parametri, uno dei quali potrebbe essere la dichiarazione dei redditi del titolare la farmacia. Questo non per un sentimento punitivo, ma per concentrare i sussidi sulle farmacie che hanno davvero bisogno.

Per quanto riguarda l'attacco alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C e in particolare al sottosegretario Zanetti reo di essersi schierato per la libertà di esercizio della professione di farmacista, ricordiamo che lo stesso allarme il sindacato dei titolari di farmacia lo lanciò poco prima della liberalizzazione dei farmaci d'automedicazione. Peccato che Cassandra non fosse d'ascoltarli perchè niente di tutto quello che era stato annunciato si è avverato. nessuna farmacia ha chiuso.

Il problema, numeri alla mano, non si pone.  Nessuna farmacia chiuderà perché la perdita media stimata per farmacia in caso di liberalizzazione dei farmaci di fascia C non sarà superiore a 45/55 euro al giorno.

La questione delle farmacie rurali entra in partita ogni qualvolta si tenta di cambiare qualche cosa nel settore della distribuzione del farmaco. Quasi la carta di riserva, la "foglia di fico" da giocare quando le cose non vanno perfettamente come previsto.

Il ritornello ormai si ripete ciclicamente, è avvenuto durante le lenzuolate di Bersani ed anche con il "Cresci Italia" di Mario Monti. Lo stesso ritornello che chiama in causa la GDO quando tutti sanno che queste rappresentano meno del 15% di tutte le parafarmacie aperte dopo la liberalizzazione di SOP e OTC.

Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti ritiene che le farmacie rurali abbiano problemi ben più grossi che non la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, come, ad esempio, l'aver dovuto digerire in assoluto silenzio l'appoggio che Federfarma Nazionale ha dato,  senza peraltro consultare la base, all'entrata dei capitali privati. Fatto questo di cui noi non ci scandalizziamo di sicuro, ma che consideriamo pericoloso in un contesto monopolistico come quello attuale.

L'oligopolio è dietro l'angolo.

Che ci siano politici che non sono allineati e mantengono la loro indipendenza è un bene per il Paese, altrettanto positivo è che non basta pagare 1000 euro per partecipare ad una cena di autofinanziamento al fine di ottenere l'assoluta benevolenza del potere. Bisogna anche argomentare con fatti, non solo con demagogia.

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