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09 settembre 2015

Il Governo decida da che parte stare

Con i riformisti o i conservatori

E' sconcertante come sia il responsabile Pd Sanità che il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Simona Vicari usino le stesse argomentazione e perfino le stesse parole utilizzate dal principale sindacato dei titolari di farmacia per difendere un monopolio di fatto.

E' grave ed allarmante che il responsabile Sanità del PD, parli di rischio per la salute dei cittadini se  venisse liberalizzata la vendita dei farmaci di fascia C sapendo benissimo che questi farmaci verrebbero dati dallo stesso professionista che opera in farmacia; ovvero un farmacista regolarmente laureato ed abilitato.

E' una mistificazione a cui non facciamo più caso, quando a proporla è l'associazione dei titolari di farmacia, ma diventa inaccettabile quando a sostenerlo è il responsabile del più grande partito al governo, così dichiara  il presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, dr. Vincenzo Devito. 

Lo stesso partito, continua Devito,  che con Bersani ha avviato un processo di liberalizzazione in questo settore  che bisogna avere la forza di continuare a perseguire, senza  bisogno di ricordare che in parafarmacia, si  applicano le stesse regole sulla tracciabilità   dettate dalla farmacovigilanza.

Affermare che con la liberalizzazione dei farmaci di fascia C chiuderebbero le piccole farmacie è ridicolo a fronte di una eventuale perdita stimata in 45/55 euro al giorno. La verità è che le farmacie non vogliono confrontarsi con una concorrenza vera. Concorrenza che porta benefici reali ai cittadini solo in un sistema duale di distribuzione, ove è possibile il confronto della qualità dei servizi. Senza confronto dell'offerta non c'è concorrenza e di esempi ce ne sono stati molti (decreto Storace per tutti), se solo Federico Gelli avesse avuto la pazienza di leggersi il rendiconto delle audizioni avvenute su questo tema in Commissione avrebbe evitato brutte figure.

Per quanto riguarda le certezze del Sottosegretario Simona Vicari anche qui siamo al tentativo di mistificazione perché non è vero che la Corte di Giustizia e la Corte Costituzionale sono contrarie alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, hanno solo espresso un giudizio sulla possibilità della legislazione italiana di porre limiti, limite che la politica è chiamata a modificare e può farlo. Per quanto riguarda l'apertura di nuove farmacie siamo al farsesco dopo tre anni nemmeno una farmacia si è aperta, e se mai ci si riuscirà, grazie al potere d'interdizione della lobby dei titolari di farmacia, queste saranno aperte in luoghi ameni dove la sopravivenza sarà impossibile, e quelle che resisteranno saranno meno del 7% delle attuali. Non si può certamente parlare di un cambiamento epocale.

Affermazioni del genere, a ridosso della settimana di mobilitazione coordinata dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e  culminata con la giornata nazionale di protesta #NoCastaDay, hanno un sapore acro. Quel sapore amaro che si registra tutte le volte che si ha la sensazione di un potere politico sconnesso dai bisogni del Paese.

Se la Commissione Europea, l'Antitrust nazionale ed europea, il Fondo Monetario Internazionale, associazioni dei consumatori, esperti economici e migliaia di cittadini chiedono di porre la parola fine all'influenza di lobby e corporazioni qualche motivo ci sarà.

Il motivo è che non più sopportabile che in questo Paese rimangano delle aree d'intoccabili privilegiati protetti da barriere medioevali, mentre la maggioranza del Paese deve pagare loro pegno per una lenta ed ancora lontana ripresa economica.

550 milioni di risparmio per i cittadini, 300/3500 nuove aziende, 5000 nuovi posti di lavoro e 700 milioni d'investimento si avrebbero con la liberalizzazione dei farmaci d fascia C.

Pensate che il Paese sia nella posizione per rinunciarvi?

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