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21 febbraio 2014

OCSE: liberalizzare le professioni chiuse

Rapporto ‘Going for growth’

Sorprende, quando tutti se ne sono dimenticati, che un organismo come l'OCSE torni a parlare di liberalizzazioni e di professioni all'interno di un tema più largo come quello della crescita.

Stupisce perchè pare che tutti, ma proprio tutti si siano improvvisamente dimenticati quei 3 punti percentuale di PIL che liberalizzazioni a largo spettro potrebbero dare all'economia del Paese se venissero liberate energie, oggi bloccate..

Addirittura si parla in maniera esplicita di professioni chiuse evidentemente ancora una volta freno alla crescita dell'economia e, aggiungiamo noi, in questi ultimi tempi terreno di vari tentativi di ripristinare vecchi ed "autarchici" privilegi.

Per quanto sia stato fatto con le liberalizzazioni, molto è stato reso inefficace e su diversi fronti si registrano passi indietro. Nel settore che ci riguarda ad esempio, non si sono fatti i concorsi che avrebbero dovuto portare all'apertura di 5000 nuove farmacie (in realtà se potranno aprire 1000/1300 sarà un successo)  e questo dopo due anni dall'approvazione della legge.

Non è stata liberalizzata la fascia C, rendendo incompleta una riforma che avrebbe portato certamente più concorrenza nella filiera dei farmaci direttamente acquistati dai cittadini, più lavoro, maggiori investimenti e indirettamente un risparmio ntto per il SSN.

Non è stato riformato il meccanismo con cui funzionano e vengono eletti gli Ordini professionali, oggi retti da leggi del 1946 dove due o tre ordini provinciali in Italia decidono tutto: Presidente, Comitato centrale e politica nazionale.

Ma non è mai troppo tardi per fare gli interessi generali, quelli del Paese.

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