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27 giugno 2013

Numero chiuso a farmacia immorale

“Tavoli e tavolini” per la pseudoconcertazione

Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti  ribadisce il proprio NO a qualsiasi ipotesi di numero chiuso o programmato per accedere alla facoltà di farmacia.

In questi ultimi decenni scelte opinabili e poco lungimiranti hanno fatto sì che il farmacista italiano abbia rinunciato a numerose opportunità, malgrado un percorso di studi multidisciplinare.  La politica incentrata esclusivamente sulla farmacia ci ha fatto perdere ruoli nell'insegnamento, nella ricerca, nei profili lavorativi legati a biologia, farmacologia et altro.
Responsabile di questa situazione  è la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani.

Invece di recuperare un quadro occupazionale monotematico ove anche le eccellenze sono costrette a rinunciare alle proprie aspirazioni, i vertici istituzionali della categoria non hanno altro di meglio da fare che creare ulteriori "riserve indiane" e, in maniera de tutto ingiustificata dai numeri, sostengono un disegno di chiusura degli accessi all'università che assume aspetti immorali se riferiti  ad una delle professioni più chiuse nel panorama italiano.

La casta prova a rafforzare il proprio fortino impedendone l'accesso.

Quello che stupisce è anche il modo autoreferenziale con cui si cerca d'imporre una scelta: la convocazione di un tavolo di "cortigiani" abituato ad applaudire se stesso.

Questo metodo, già sperimentato in passato, rilancia ulteriormente la questione democratica nelle libere professioni, ove gli eletti rappresentano solo una parte minoritaria dell'intera categoria.

Inoltre, tutta da verificare è la compattezza dell'università rispetto a questo progetto, numerose voci, per ora silenti, manifestano fastidio rispetto ad una iniziativa che sembrerebbe essere in capo solo ai vertici della Conferenza dei direttori di facoltà. I docenti devono esprimersi per non subire una decisione dall'alto.

E' davvero incredibile come in un momento storico come quello che l'Italia sta vivendo, ove le iscrizioni universitarie diminuiscono di anno in anno, ci sia qualcuno che per proteggere i propri privilegi pensi di limitare il diritto allo studio.

Invece di rompere il monopolio feudale delle farmacie si cercano "scorciatoie" prendendo decisioni illiberali e contrarie agli interessi nazionali.

Il vero motivo per cui oggi si propone di programmare in maniera stringente l'accesso alla facoltà di farmacia non è legato ai livelli occupazionali, ove per altro contratti a tempo determinato, stages e pseudo contratti di formazione la fanno da padrone, ma solo alla paura che un domani ormai prossimo il numero dei "competitors"  possa essere tale da non arginare più la richiesta di libero esercizio della professione.

Questo è il vero timore che anima "tavoli o tavolini" di pseudo-concertazione.

 La stessa iniziativa fu presa alcuni anni or sono dalla Grecia con il risultato che le facoltà di farmacia italiane si riempirono di studenti ellenici figli di titolari di farmacia.

E' questo ciò che si vuole per l'Italia?
 

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