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05 aprile 2013

Il MNLF diffida i Presidi della Facoltà di Farmacia

No al numero chiuso

Il  Movimento Nazionale Liberi Farmacisti diffida i presidi delle facoltà di farmacia a prendere qualsiasi provvedimento che limiti l'accesso all'università.
No a qualsiasi ipotesi di numero chiuso per accedere al corso di Laurea in Farmacia.


Attraverso una chiara ammissione d'impotenza e palese assenza di fantasia, i presidi della facoltà di farmacia vorrebbero rispondere alla limitata crisi occupazionale del settore con il più banale dei provvedimenti: controllare il numero dei laureati in farmacia.

Si tratta di una risposta miope che non guarda al futuro della professione, ma prefigura un ruolo per il professionista ancorato al passato e ne limita la funzione nel S.S.N.

Quello che i vertici della categoria e i presidi di facoltà non riescono proprio a comprendere perché legati a logiche ormai vecchie, è che il laureato in farmacia rappresenta una formidabile risorsa per il sistema sanitario nazionale, il farmacista è l'unica figura professionale in grado di ricoprire contemporaneamente ruoli amministrativi e sanitari. Oggi la gestione amministrativa di alcuni ospedali o centri sanitari è affidata a figure professionali che non hanno alcuna nozione sanitaria e/o chimica.
Il farmacista, al contrario è l'unico professionista del panorama sanitario nazionale che per le conoscenze scientifiche e legislative che gli competono potrebbe contribuire a realizzare quei risparmi necessari  nel S.S.N. e mantenere standard qualitativi elevati.
Questo solo riconoscendone le capacità ed approfondendo, al contempo, le nozioni amministrativo/gestionali che oggi l'Università non è in grado di dare.

Il dibattito attorno al futuro della professione di farmacista sta prendendo una scorciatoia "pericolosa" che finisce per non affrontare il vero problema di questa professione: la mancanza di libertà d'esercizio professionale.

Il confronto con le facoltà di medicina è assolutamente fuorviante: il medico una volta laureato ha la possibilità di scegliere tra la libera professione e il rapporto di convenzione con il S.S.N., il farmacista no.

E' molto facile intuire che se attuato, il numero chiuso alle facoltà i farmacia finirebbe con il favorire i figli dei titolari i farmacia, che potrebbero tranquillamente accedere alle facoltà di altri Paesi  e quindi tornare in Italia per ereditare la farmacia dei propri genitori.

Il numero chiuso in farmacia sarebbe un provvedimento di natura corporativa e con un "robusto" profilo di discriminazione sociale.


In realtà i vertici della categoria, a cui i presidi di facoltà vorrebbero rivolgersi per chiedere "consiglio", sanno bene che l'attuale legislazione di sostanziale blocco allo svolgimento libero della professione, potrebbe non reggere quando il numero di laureati raggiungesse una sogli limite in grado di far cadere il "fortino" medioevale in cui si sono rinchiusi.

Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti si appella agli studenti delle scuole secondarie, perché questo provvedimento toccherà da molto vicino i loro interessi e chiede loro di mobilitarsi e far sentire la propria voce contro un "disegno" ingiusto ed iniquo.

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