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05 febbraio 2013

Denuncia

Una lettera a firma anonima denuncia pratiche illegali in farmacia

Questa lettera anonima, che divulghiamo perchè resa pubblica presso gli iscritti dall'Ordine di Bari, rende palese molte delle contraddizioni del settore. Il MNLF ne condivide il contenuto e vi si riconosce perché già fonte delle numerose battaglie ch questa organizzazione ha condotto negli ultimi anni.
La rendiamo pubblica perché consapevoli che tali tematiche non sono legate ad un territorio, ma comuni a tutto il Paese.

 

05 gennaio 2013

 

Spett. Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro

   
   
   

Via Amerigo Vespucci n. 172 - 80124 - NAPOLI

Spett. Nucleo CC Ispettorato del Lavoro

Via F. Filzi n. 18 -70100 - BARI

Spett. GRUPPO Carabinieri per la Tutela della Salute

di NAPOLI *Italia meridionale*

Via Vicinale S. Maria del Pianto, Torre 11I snc

80100 - NAPOLI

Spett. Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (CC) Bari

Via G. Amendola n. 79 - 70126 - BARI

Spett. Direzione Territoriale del Lavoro

Settore Ispezione del Lavoro - BARI

Lungomare Trieste n. 29 - 70126 - BARI

E p. c.

Spett. Ordine dei Farmacisti Bari-BAT

Via G. Devitofrancesco n. 4/C - 70124 - BARI

Spett. Federfarma Puglia

Corso A. De Gasperi n. 292 - 70125 - BARI

 

OGGETTO: DENUNCIA

Gent.mi Sig.ri,

            sono prima di tutto un cittadino e poi un farmacista, particolarmente appassionato della sua professione, che negli ultimi tempi è estremamente svilito da una serie di situazioni che, non solo ledono la persona, ma sfociano in atti illegali a carico dei lavoratori e della salute dei cittadini che giornalmente si rivolgono in farmacia.

            Vi ringrazio anticipatamente, per l'attenzione che vorrete rivolgere a queste dichiarazioni che seguono e sono certo che metterete in atto tutte le procedure necessarie ad accertare e punire gli illeciti, con la solerzia che è nota a quest'Arma.

            Inizio con il prendere in considerazione i rapporti di lavoro in essere tra farmacisti collaboratori e titolari di farmacia privata. Il territorio che considero è quello di Bari e provincia (ma solo perché è dove si sono realizzate la maggior parte delle situazioni che evidenzierò).

1) Tirocini-staqe rormanvi post-iaurea (D.L.138 del 1310812011 art. 11; Circolare Ordine dei Farmacisti della Provincia di Bari prot. N. 1315/U del 30/11/2006):

sono attivati in numero esagerato, dove spesso i giovani colleghi, non solo acquisiscono pochissime nozioni pratiche, ma piuttosto sono utilizzati come "manodopera professionale" a basso costo. Si trovano, nella migliore delle ipotesi, improvvisamente al banco - da soli - e non di rado commettono errori (certamente dovuti all'inesperienza) che mettono in molti casi a rischio la salute dei pazienti. Il titolare a sua volta si garantisce un "dipendente" che al termine dello stage potrà rimpiazzare con un nuovo arrivato. Non avrà quindi necessità di procedere ad assunzioni o addirittura avvierà riduzioni orarie o licenziamenti del personale già in servizio. Provate a verificare nel territorio i numeri di stage che si sono trasformati in contratti di lavoro regolarizzati;

2) Impiego di personale non laureato per la dispensazione di farmaci al banco (artt. 110 e 348, Codice penale; art. 3 comma 2 Codice Deontologico del Farmacista; art. 8 legge n. 175/92):

Si tratta di un illecito frequentissimo.

Anche in questo caso ci si serve di dipendenti che possono svolgere svariate funzioni: gestione del magazzino, consegne a domicilio, servizi vari, sempre per il titolare (andare a comprare le sigarette, pagare le bollette personali, fare la spesa, ecc.), pulizie varie e tra le altre cose anche consigliare e dispensare farmaci al banco, "in barba" a qualunque discorso di tutela della salute pubblica.

In tantissimi casi questi collaboratori sono già in pensione e gli vengono proposti (ed ovviamente accettati, perché vantaggiosi dal punto di vista contributivo) pseudo-contratti in cui sono indicate un numero di ore molto inferiore a quelle che realmente effettuano presso la farmacia (mediamente il 20-25% delle ore lavorate), con eventuali retribuzioni extra "non dichiarate"! E' chiaro che questo

impedisce ancora una volta l'inserimento dei giovani farmacisti (ovviamente non parenti del titolare) nel mercato del lavoro o addirittura - peggio ancora - porta alla riduzione del personale laureato in servizio.

3)Trasformazione di contratti di lavoro da full-time a part-time (D.L.vo 25/0212000 n. 61; D.L. 276/2003): Anche il settore della farmacia privata è stato sommerso da un numero considerevole di trasformazioni di contratti di lavoro full-time a part-time. Ovviamente quasi tutte originate dalla richiesta del datore di lavoro (farmacista titolare) piuttosto che dal dipendente (farmacista collaboratore), sempre motivate da discutibili contrazioni di fatturato. La trasformazione origina - come vuole la legge - da un accordo tra le parti, ma che è, per così dire, "estorto" al dipendente; in caso di non accettazione infatti si prospetta a quest'ultimo "dura vita" in farmacia. Come se non bastasse, una volta accettato, al farmacista collaboratore si chiede spesso di svolgere ore di lavoro straordinario non retribuite secondo le norme contrattuali. A causa della crisi che investe il mercato del lavoro, il dipendente è costretto a sottostare a questi soprusi, pur di svolgere la sua attività professionale e assicurarsi il suo stipendio. Ciò nonostante, non di rado, dopo qualche tempo il collaboratore si trova dinanzi una nuova proposta di ulteriore riduzione oraria, o addirittura un licenziamento (anche in presenza di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, a causa pure delle scarse tutele sindacali in essere nel CCNL delle farmacie private).

4) Istituto delle Ferie (art. 36 della Costituzione Italiana; art. 2109 C.C.; artt. 29-35 CCNL Farmacie private); R.O.L. (artt. 25-28 CCNL Farmacie private); lavoro straordinario (artt. 21-22 CCNL Farmacie private):

tutti e tre questi diritti del lavoratore sono frequentemente disattesi.

Anche in seguito alle recenti liberalizzazioni (che hanno visto la possibilità di ampliamento degli orari di apertura delle farmacie - oltre i regolari turni festivi), i farmacisti titolari hanno pensato bene - ancora una volta - di gravare sui propri dipendenti. Sono richieste a questi ultimi diverse ore di lavoro supplementare, che regolarmente non vengono giustamente retribuite oppure, nella migliore delle ipotesi, vengono fatte "recuperare" con delle ore di permesso durante la settimana.

Quanto ai R.O.L. l'utilizzo da parte dei farmacisti collaboratori è praticamente inesistente, come anche la relativa indennità economica sostitutiva circa le predette ore non fruite. Anzi, su consiglio di "esperti" consulenti del lavoro, le suddette ore vengono spesso scaricate dal monte ore residuo, senza che il dipendente ne fruisca o gli sia riconosciuto l'indennizzo previsto dalla legge.

Spesso vengono stipulati accordi "estorti" (per le stesse modali, precedentemente citate al punto 3), in cui la monetizzazione delle ore eventualmente non fruite avverrà alla cessazione del rapporto di lavoro.

Non esistono più obblighi di chiusura per ferie delle farmacie. Anche in questo caso, molti farmacisti titolari pensano bene di sovraccaricare i farmacisti collaboratori, facendo fruire in media poco meno della metà delle ferie previste dal contratto e di frequente dividendole in più periodi in un anno (molti più di due), lasciando scarsa facoltà di scelta al dipendente.


    Come vedete, non solo il farmacista collaboratore è inserito in una tipologia contrattuale che non lo qualifica come professionista; in più è costretto a sottostare ad abusi ed illeciti che, vi rendete conto, di quale bassezza!
    Sebbene già parzialmente evidenziati, denuncio di seguito delle irregolarità prettamente collegate alla tutela della salute pubblica.
    A prescindere dalle ormai già note connivenze tra medici e farmacisti, che si perpetuano in "collaborazioni" di natura economica piuttosto che professionale (si vedano appartamenti e locali adibiti a studi medici, di reale proprietà dei farmacisti titolari - intestati a "prestanomi"; "defustellamento" di farmaci anticipati ai pazienti - nel migliore dei casi - in assenza di ricetta medica; prescrizioni orientate alle giacenze di magazzino delle farmacie "collegate"); dispensazione di farmaci senza la regolare ricetta medica; particolare attenzione richiede l'attività di preparazione dei medicinali in farmacia.
    Un numero sempre crescente di farmacisti esegue preparazioni galeniche, non solo in assenza delle minime competenze tecnico-scientifiche, ma con l'assoluta inosservanza delle Norme di Buona Preparazione (F.U. XII ed.) o del Decreto Ministero della Salute 18/11/2003.

a) Mancanza delle sostanze obbligatorie (tab. 2 F.U.); degli apparecchi ed utensili obbligatori (tab. 6 F.U.): si eseguono preparazioni galeniche (anche a farmacia aperta) in ambienti non separati dal resto della farmacia, anzi talvolta su banchi non idonei in promiscuità a fatture, cartacce, polvere, ecc. Spesso le farmacie non dispongono neanche dei principali strumenti di pesata (bilance a norma di legge e tarate); come pure della vetreria minima necessaria all'allestimento (becher, cilindri graduati, mortai, spatole, ecc.). Di frequente vengono infrante anche le minime norme di sicurezza sia per l'operatore che per l'ambiente (assenza dei Dispositivi di Protezione Individuale; assenza di cappe di aspirazione idonee alle materie prime maneggiate; inesistenza di un adeguato smaltimento dei rifiuti, soprattutto tossici e velenosi).

b) Assenza o inadeguatezza della documentazione relativa al processo di preparazione: mancano di frequente tutte le documentazioni relative ai locali, alle attrezzature, alle materie prime; come pure quelle delle preparazioni galeniche magistrali ed officinali, con i relativi controlli di qualità previsti dalla F.U. per ogni forma farmaceutica allestita. Il tutto impedisce l'opportuna tracciabilità della storia del preparato. Questo comporta un grave rischio per la salute del paziente che si sottopone ad un trattamento personalizzato prescritto dal medico. Le preparazioni che spesso ne derivano non rientrano nei parametri minimi garantiti e talvolta possono risultare non solo inefficaci, ma anche pericolose.

c) Allestimento in assenza di ricetta medica (prep. galenica magistrale): la preparazione viene spesso eseguita in assenza di ricetta medica, anche quando sono presenti nella preparazione materie prime per le quali è necessaria ricetta medica da rinnovare volta per volta (tab. 5 F.U.).

    Se è vero che i galenici magistrali sono farmaci preparati dal farmacista in farmacia "secundum artem", su richiesta dei fruitori che presentano una prescrizione del medico, il farmacista deve garantire tutte le caratteristiche relative all'efficacia e alla sicurezza della formulazione. Per tutto quanto indicato è evidente che questi parametri non possono essere in alcun caso assicurati.
    Ancora una volta gran parte dei farmacisti titolari - con "buona pace" della tutela della salute pubblica - mettono in atto una serie di iniziative per garantirsi più "clienti" (solo così sono ormai considerati gli utenti della farmacia) a qualunque costo, pur di incrementare i propri guadagni, infrangendo regole, leggi e diritti altrui.
    Sono dispiaciuto di essere costretto a mantenere l'anonimato, ma sono certo che ne comprenderete bene le motivazioni.
    Circa i nomi dei farmacisti che mettono in atto gli illeciti citati, posso dirvi che nel territorio che ho indicato (Bari e provincia), il numero non è per nulla marginale.
    Paradossalmente sono farmacisti titolari di farmacie più grandi e note, che addirittura spesso ricoprono o hanno ricoperto cariche e ruoli anche negli enti che leggono per conoscenza.
    Confido che i controlli potranno aiutare a mettere ordine in questa bellissima professione, tutelando finalmente i diritti di tutti ed uno dei beni più importanti che possediamo: la salute.

Cordialità

 

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