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06 dicembre 2012

Farmaceutica: tutti contro tutti

IL PUNTO: 50% in meno delle sedi farmaceutiche a concorso

Mentre con sempre più insistenza si torna a parlare di elezioni anticipate con l'immediata conseguenza dell'innalzamento dello spread e del sicuro fallimento della riforma elettorale, il sistema farmaceutico italiano si dibatte nelle sue "storiche" contraddizioni.

Farmaindustria  accusa i farmacisti italiani di essere responsabili dell'aumento dei consumi dei "generici" per ottenere maggiori guadagni.

Farmaindustria accusa e contemporaneamente dimentica i propri ventennali errori di politica industriale: tanto marketing e poca ricerca. Naturalmente nessun manager paga, a pagare sono solo i meno protetti, quelli che per anni con le unghie e con i denti hanno portato a casa "il pane", gli informatori scientifici. (Noi non abbiamo dimenticato chi si opponeva ad una nuova normativa della loro attività).

Poi l'incredibile.

Bersani batte largamente Renzi  e Federfarma e Fofi gli fanno gli auguri. Non c'è veramente alcun limite.

Signori, prego, tenete dritta la schiena, mostrate dignità. Fate come noi che non l'abbiamo mai piegata anche quando tutto sembrava andare male (Gasparri/Tomassini).

Concorsi.

Qui va aperto un capitolo a parte.

Con piacere registriamo che la segnalazione fatta durante il nostro Congresso di Rimini sul tentativo di utilizzare l'iter concorsuale a fini economici è stato ripreso dall'On. Luciana Pedoto (Pd) che ha promosso una interpellanza parlamentare.

Interpellanza che si è aggiunta a quella di altri parlamentari: Borghesi (Idv), Antonio Razzi, Silvano Moffa (Popolo e territorio), Andria (Pd).

Per ultimo si è aggiunta una nuova interpellanza di Fabio Evangelisti (Idv), guarda caso proprio su uno dei temi da noi sollevati: il requisito dell'obbligatorietà dell'iscrizione all'Ordine per partecipare al concorso.

Nessuno però ha ancora affrontato il problema principale di questo concorso straordinario, dell'articolo 11 e in particolare del numero reale delle farmacie che si apriranno. Per un attimo andiamo ad un giorno dopo l'annuncio della stessa legge e al numero delle farmacie che si paventava venissero aperte. Sapete quante dovevano essere aperte in tutta Italia?

4185

Ma andrà veramente così? Non proprio.

Dall'analisi delle sedi poste a concorso dopo i primi bandi, sembra proprio di no.

Regione

Farmacie previste

Farmacie poste a concorso

Differenza

       

Piemonte

616

147

-469

Lombardia

861

343

-518

Veneto

316

224

-92

Liguria

75

89

14

Toscana

158

131

-27

Lazio

372

271

-101

 

Queste sei regioni nelle previsioni avrebbero dovuto vedere l'apertura di 2398 nuove sedi farmaceutiche, nella realtà ne sono state messe al bando 1205.

Una diminuzione che si aggira intorno al 50% delle sedi. Questo risultato ha diversi responsabili.

Regioni e Comuni certamente hanno molte responsabilità, i primi per non aver svolto nella fase di controllo delle scelte dei Comuni i dovuti controlli, i secondi per aver fatto nella maggioranza dei casi valutazioni al ribasso, con la quasi costante rinuncia ad istituire una nuova farmacia quando la popolazione aveva superato il 50% del quorum (1651).

Naturalmente l'influenza di chi era già presente nel territorio, leggi farmacisti titolari, non è mancata nella scelta delle zone ove istituire le nuove sedi e spesso e volentieri queste sono state istituite in mezzo ad un mare… o se preferite "deserto" del nulla.

Potremmo parlare del caos dei concorsi, ove di fatto la legislazione in vigore (DPCM 94 e L. 27/2012) è stata parzialmente modificata dai bandi stessi e inevitabilmente creerà ricorsi a valanga. Questo è stato possibile perché un organismo: quello dei dirigenti farmaceutici delle Regioni (Congerenza Stato/Regioni) ha introdotto norme assenti nelle legge ordinarie, con una capofila che continua ad essere guardata come punto di riferimento, ma in più di una occasione ha commesso errore grossolani.

Come se non bastasse ci si è messo anche il Ministero della Salute con le sue interpretazioni "bizantine" ed assolutamente incomprensibili come quella sulla natura delle società che si andranno a creare dall'associazione dei colleghi vincitori della sede.

Ed allora viene da chiedersi se questo era realmente il processo di liberalizzazione del settore che il Governo Monti aveva in mente, o se questo processo alla fine dei conti dopo il fallimento del primo tentativo del "Salva Italia" non si stia per arenare in un secondo fallimento.

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