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23 marzo 2012

Liberalizzazioni: ś definitivo della Camera

Monti soddisfatto, i farmacisti italiani?

Con 365 sì, 61 no e 6 astenuti la Camera dei deputati ha dato il via definitivo al decreto "Cresci Italia" così come modificato dal Senato.

Per il settore farmaceutico è tempo di bilanci, dopo molto lavoro e fatica è bene guardare al testo con un pò di distacco sapendo bene che la partita non si conclude con la sua approvazione, ma qualcuno penserà ai "tempi supplementari" per rendere tutto inefficace.

Nel merito c'è sicuramente una parte che ha perso, probabilmente sconfitta sin dal mese di gennaio quando l'effetto "pubblico" dell'esercizio del potere corporativo sulla politica ha gettato le basi per il successivo decreto "Cresci Italia". Viene dall'uso arrogante del potere d'interdizione contro qualsiasi modifica strutturale dell'assetto legislativo, la premessa che oggi ha portato all'approvazione dell'articolo 11. Tra i titolari non saranno pochi quelli che si domanderanno quale sarebbe stato, aldilà della propaganda da bar diffusa, gli effetti dell'eventuale liberalizzazione dei farmaci di fascia C.

Nel merito è decisamente positivo che sia stato tolto il limite dei 12.500 abitanti contenuto nel decreto di gennaio, così come la "sostanziale" tenuta del quorum intorno ai 3.000 abitanti (3.300). Bene, anzi benissimo la possibilità data agli esercizi di vicinato di dispensare anche i prodotti veterinari CON RICETTA MEDICA e quella di allestire preparazioni, ancorché per farmaci senza obbligo di ricetta.  Questo sì è il vero riconoscimento della preparazione professionale di chi opera nelle parafarmacie.

Bene anche l'eliminazione della pianta organica, come chiarito dal Ministero della Salute, una rivoluzione come avevamo annunciato immediatamente dopo l'approvazione alle Commissioni del Senato. Un obbiettivo al pari dei precedenti, per cui in questi anni ci siamo, come MNLF, molto impegnati.

Tuttavia, non basta. Perchè se ci sono luci, non possiamo nascondere che non mancano anche le ombre.

La valutazone dei titoli è frutto di vecchie, vecchissime logiche spartitorie. Così come nel 1968, 1991 e 1994, ancora una volta i "commensali" si sono seduti a tavola. Questa volta c'erano nuovi invitati a cui andranno le briciole del pasto. Pensare che la condivisione di ingiustificate posizioni di privilegio possano rappresentare il riconoscimento di una professionalità è semplicemente fuorviante. Chi professa seriamente la ricerca della propria onestà intelettuale sa bene che non è così.

Inoltre, che dire delle maggiorazioni di punteggio. Esse non sono giustificate, tanto più che il concorso è riservato a determinate categorie di colleghi, non a tutti. Il Consiglio di Stato (Prima sezione, parere 354/2004) aveva già bocciato questa forma "premiale" di valutazione del punteggio dei titoli di carriera perchè la norma risulterebbe una norma speciale, la cui applicazione sarebbe però incompatibile con la valutazione non discriminatoria dei titoli di carriera professionale relativi ad eventuali farmacsti partecipanti al concorso provenienti da altri paesi dell'Unione europea. In poche parole, poichè la qualifica formale di farmacia rurale, da cui deriva l'applicazione della maggiorazione del punteggio, sarebbe propria soltanto della normativa italiana, solo al servizio svolto dai farmacisti italiani sarebbe possibile riconoscere il punteggio premiale e ciò costituerebbe una discriminazione inacettabile per i concorrenti provenienti dal resto di Europa.

Non basta, a pasticcio si aggunge pasticcio.

La norma che prevede la possibilità ai laureati con età inferiore ai 40 anni di associarsi per partecipare al concorso, ha delle intenzioni meritorie, ma costituirà una nuova fonte di contenzioso. L'Articolo 3 della Costituzione e una Direttiva CE (art. 2 della direttiva 2000/78/CE), fatta propria dall'Italia, nega qualsiasi disparità diretta o indiretta a causa della religione, delle convinzioni personali, degli handicap, dell'eta' o dell'orientamento sessuale”. Meglio sarebbe stato permettere a tutti di associarsi prefigurando una composizione dell'associazione con una percentuale minima di colleghi al di sotto dei 40 anni.

Di certo questa legge non sanerà la profonda divisione presente all'interno della categoria, probabilmente l'accentuerà. Chi oggi si pone come rappresentante istituzionale di equità e giustizia, pochi mesi or sono rilasciava interviste "allucinanti" ove poneva in discussione la preparazione dei colleghi, solo perchè questi non operano in farmacia. Credibilità pari a zero.

Un passo avanti questa legge, non quello decisivo.

La battaglia continua, vedremo da qui ad alcuni mesi quante farmacie saranno aperte. Il MNLF è sempre dello stesso avviso: libertà d'esercio professionale. Questo può avvenire attraverso l'istituzione di sistema duale diviso tra la farmacia convenzionata e non convenzionata, ove tutti hanno le stesse possibilità, senza favoritismi o maggiorazioni. Quindi liberalizzazione della fascia C, di ttta la fascia C.

Altrimenti c'è il sistema tedesco, un sistema che funziona e la Germania, presa troppo spesso ad esempio, ci sembra sia in Europa.
 

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