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26 gennaio 2012

I "malpancisti" corporativi

Risposta ai "dubbi" di Europa sulle liberalizzazioni

Un articolo, immediatamente ripreso dal Corriere della Sera, mai così veloce come in questa occasione, pubblicato su Europa, riporta i dubbi circa la scelta del Pd di appoggiare la richiesta di apertura del mercato dei farmaci ch arriva dalla pubblica opinione e dalle parafarmacie. Questa la risposta del V. Presidente del MNLF Fabio Romiti, pubblicata oggi su Europa Quotidiano con la risposta del direttore.

Più farmacie? Sì, però…


Gentile direttore,
in relazione all’articolo pubblicato martedì 24 gennaio dal titolo «Parafarmacisti, una grana per il Pd» riteniamo doveroso contribuire al dibattito con alcune precisazioni. Il termine «parafarmacista» non esiste, non è presente in alcun vocabolario, esiste il termine «farmacista». Lo stesso termine che viene utilizzato per indicare chi opera nelle farmacie, ma anche negli esercizi aperti a seguito del decreto Bersani del 2006.
Sembra una differenza linguistica, ma è importante per comprendere che le garanzie professionali sono le stesse in entrambi gli ambiti. Per quanto riguarda le coop bisognerebbe approfondire meglio la tematica.
Si scoprirebbe così che i corner della grande distribuzione rappresentano meno del 15 per cento del totale degli esercizi oggi aperti (3823), mentre le restanti “parafarmacie”, la stragrande maggioranza, sono state aperte da ex dipendenti di farmacia. Allora di cosa si sta parlando? Qual è l’aiuto alle coop? Certo, un numero maggiore di farmacie è auspicabile e speriamo che quanto indicato dal governo “tenga” anche al passaggio parlamentare, anche se l’esperienza maturata nel primo decreto Salva Italia ci permette di nutrire fondati dubbi.
Ma questo sarà sufficiente perché i cittadini ne abbiano anche vantaggi economici? Per rispondere a questa domanda bisogna andare al 2005, al decreto Storace che permetteva alle farmacie di fare sconti sui farmaci d’automedicazione, risultato lo zero assoluto. Solo con l’avvento delle parafarmacie (2006, Decreto legge 223) gli sconti sono stati fatti, anche dalle farmacie. Perché? Semplice, perché era nata una seconda rete di distribuzione, era concorrenza vera anche se in un mercato estremamente ridotto ove le redini rimanevano saldamente in mano ai monopolisti. Monopolisti che non hanno mai nascosto di guardare in maniera “trasversale” sia a destra che a sinistra (Report, 1 ottobre 2006, intervista al presidente di Federfarma Giorgio Siri che ammette di finanziare alcuni politici). Vuoi allora vedere che qualcuno affetto da “malpancismo” corporativo sta lanciando messaggi al segretario del Pd perché abbandoni questa battaglia? Perché dovrebbe farlo? Per soddisfare i “messaggeri” del partito di Federfarma.
Noi crediamo che tutto ciò non sia molto serio, né molto coerente con quello che l’opinione pubblica ha ormai compreso da tempo. Lobby e corporazioni non tutelano mai l’interesse generale, ma solo quello particolare. No caro direttore, ben altre sono le motivazioni e queste hanno a che fare con la parola libertà, lo so, non è più di moda, ma ci lasci l’utopia di pensare che qualche politico, sia di destra che di sinistra, ancora ne conosce il significato.


Gentile Romiti, la ringrazio per la replica esauriente. Se solo conosce un po’ “Europa”, saprà che questo giornale ha fatto delle liberalizzazioni – in particolare di quelle nel settore delle farmacie – una priorità assoluta, di copertura giornalistica e di campagna d’opinione. Sia per sostenerle nei momenti “alti”, come quello da lei citato delle “lenzuolate” di Bersani, che per denunciare i successivi tentativi di affossamento.
Lo stesso vale adesso, a maggior ragione, e tutti i recenti numeri di “Europa” sono lì a dimostrarlo. L’articolo che lei cita voleva approfondire le ragioni dell’insoddisfazione da parte del Pd, nel timore che nella complessa dinamica parlamentare vengano messe a rischio le novità secondo noi positive del recente decreto.
Come è arcinoto, incoraggiamo il Pd (e Bersani, che certo non ne ha bisogno) a battersi per avere di più, anche nella direzione da lei indicata. Non abbiamo nulla contro le lobby in sé, se operano apertamente. Ma naturalmente non assumiamo il punto di vista di nessuna di esse, compresa Federfarma che anzi in questa occasione si sta muovendo contro la liberalizzazione con argomenti particolarmente risibili. Col massimo rispetto per tutti i farmacisti, ovunque essi operino, la priorità è il beneficio per i consumatori.
(s. me.)

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