12 settembre 2011
Dalle "lenzuolate" agli stracci
L'analisi di Massimo Riva pienamente condivisa dal MNLF
Raramente ci si può ritrovare al 100% in una analisi, ma quella d Massimo Riva pubblicata dalle pagine di Afffari e Finanza di Repubblica rispecchia in toto la nostra posizione, peraltro ribadita nei giorni scorsi in numerosi interventi. La proponiamo per intero alla vostra attenzione.
Per giustificare l'articolo della manovra che apre la via a una significativa liberalizzazione dei licenziamenti il ministro Maurizio Sacconi si è fatto scudo della lettera con cui la Banca centrale europea ha reclamato più severe misure sull'emergenza economica. E' davvero un peccato che Palazzo Chigi si rifiuti di far conoscere a Parlamento e paese il testo di quella missiva perché non sarebbe un esercizio inutile quello di verificare la congruità fra lo scritto di Francoforte e le successive scelte del governo Berlusconi. Segnatamente proprio in materia di liberalizzazioni.
Se JeanClaude Trichet e colleghi si sono spinti fino al dettaglio di sollecitare una riforma specifica dei meccanismi di licenziamento, sarebbe oltre modo interessante sapere che cosa possono aver suggerito quanto ad apertura dei tanti, troppi, mercati domestici tuttora bloccati da posizioni di rendita che ne frenano lo sviluppo. Si dura parecchia fatica, infatti, a credere che a Francoforte si ritenga necessario un giro di vite della condizione operaia, ma al tempo stesso si sia del tutto indifferenti verso i privilegi anticoncorrenziali dietro i quali si riparano altre categorie: quali farmacisti, benzinai, tassisti, ordini professionali vari e così via.
Si resta increduli soprattutto perché, nell'attuale frangente di scarse risorse pubbliche da spendere per forzare il passo della crescita, la strada maestra per il rilancio dell'economia non può che essere proprio quella di aprire mercati chiusi e asfittici sottoponendoli alla sferzata rianimatrice della più larga e leale competizione. Eppure, se si ripercorre quanto accaduto durante la gestazione del fatidico provvedimento seguendo l'ottica Sacconi, se ne dovrebbe dedurre che i vertici della Bce non solo sono freddi in tema di liberalizzazioni, ma addirittura sarebbero dell'idea che al riguardo in Italia non si debba correre troppo in fretta.
E' accaduto, infatti, che il governo Berlusconi partito con una raffica di annunci di liberalizzazioni a 360 gradi abbia finito per rimangiarsi, comma dopo comma, ogni promessa di aperture mercantili chiudendo con un testo che di fatto lascia tutto come prima. Nel caso delle farmacie, per esempio, si è stabilito di mantenere in vita l'arcaico numero chiuso. Una scelta di cui è chiarissimo il fine di salvaguardia del valore commerciale degli esercizi esistenti e, dunque, del portafoglio dei loro padroni.
Mentre rimane oscuro quale possa essere il vantaggio per la collettività che, dalle lenzuolate bersaniane sulle parafarmacie, aveva tratto il sostanzioso beneficio di vedere anche il più nobile speziale acconciarsi a tagliare i prezzi e a praticare sconti alla clientela.
Quanto agli orari dei negozi da un progetto iniziale di apertura libera si è inopinatamente arrivati a una soluzione minimale. Soltanto nei centri turistici le saracinesche potranno restare alzate anche nelle festività, che è poi quello che già succede in gran parte dei centri interessati. Altrettanto nulla di nuovo si è deciso per le caste dei tassisti e dei benzinai. Con lo specifico inconveniente per quest'ultimi che così si sta rinunciando a un formidabile strumento per calmierare quei prezzi dei carburanti che costituiscono uno dei lieviti più potenti per la corsa dell'inflazione.
Quanto poi ai feudi presidiati dagli ordini professionali si è toccato un ragguardevole primato di grottesco. Nel senso di aver deciso che eventuali ostacoli alla libera attività imprenditoriale vengano rimossi o rivisti (prudenza, non si sa mai!) a cura in sostanza degli ordini medesimi. In un eroico slancio di libertà si è poi stabilito di abrogare i vincoli relativi al numero di persone titolate a esercitare una determinata attività. Ma anche qui "adelante con juicio": bisognerà attendere che un decreto della Presidenza del Consiglio faccia salve perbacco! le dovute eccezioni. E, purtroppo, non è arduo immaginare quanto potrà essere lungo l'elenco dei protetti.
Che il liberalismo del centrodestra berlusconiano fosse una facciata dietro la quale tenere a riparo i peggiori corporativismi non è più un mistero da un pezzo. C'è almeno da aspettarsi che Francoforte non accetti di fare la foglia di fico di scelte socialmente odiose ed economicamente depressive con le quali non si toccano le posizioni di rendita e si liberalizzano soltanto i licenziamenti.