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01 giugno 2011

Liberalizzazioni: sveglia Italia

L’Italia deve tornare a correre e a sognare un futuro migliore

L’Italia è un Paese stanco, fiaccato da 10 anni di crescita zero. E’arrivato il momento di voltare pagina, è il momento di riprendere le politiche di liberalizzazioni. Con un debito pubblico come quello italiano non possiamo rinunciare alla crescita economica.

Ogni occasione non può essere sprecata ed oggi le maggiori Associazioni dei consumatori hanno chiesto un segnale di continuità con quelle politiche.  Lo hanno chiesto in uno dei settori dove si sono registrati i maggiori successi, quello dei farmaci.

Quanto avvenuto con il decreto Bersani sui farmaci d’automedicazione può essere assunto ad esempio: 3500 nuove aziende, 7.000 nuovi posti di lavoro e risparmi per i cittadini per oltre 1,6 miliardi di euro. Un nuovo mercato aperto dal nulla che non ha provocato nessuna chiusura e si è autonomamente regolato andando a fornire un servizio là dove mancava o era carente.

Questi risultati sono oggettivi e verificabili, ma potrebbero essere ben più eclatanti se la liberalizzazione fosse allargata anche ai farmaci con obbligo di ricetta (fascia C).

Non è un caso se a fianco di queste Associazioni ci sono le posizioni dell’Antitrust e della Conferenza delle Regioni, tutti chiedono di abbandonare logiche corporative e di dare nuova “linfa” a politiche in grado di generare occupazione, investimenti e risparmi per i cittadini.

Mentre la società civile indica lucidamente la strada da percorrere, in Parlamento una “ridotta” d’irriducibili continua nel tentativo di cancellare le liberalizzazioni e prova in Senato a mettere in cantiere una vera e propria controriforma.

Il vento è cambiato e questa controriforma non passerà.

Modificare la condizione dei giovani ove 1  su 4 non lavora e la necessità di liberalizzare sono argomenti connessi alla crescita perché la fiducia  passa anche sulla possibilità di creare nuove opportunità.

Noi proponiamo una riforma a costo zero per lo Stato: la liberalizzazione dei farmaci con obbligo di ricetta per creare altri 8.000 posti di lavoro.

L’Italia non può permettersi di perderli per tutelare un monopolio ormai logoro e contrario agli interessi generali. L’Italia deve tornare a correre e a sognare un futuro migliore.

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