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17 febbraio 2014

Corsi, ricorsi e ... autogol

Una sequela di sentenze negative, sia  a livello comunitario che regionale hanno segnato negli ultimi tempi le speranze di tutti coloro che vedevano nella liberalizzazione dei farmaci di fascia C  come la "naturale" evoluzione dei processi di liberalizzazione posti in essere negli ultimi anni.
Per chi non è abituato a ragionare sulla base del Trattato Europeo tali decisioni sono frutto d'interventi extragiudiziari e della debolezza dei ricorrenti.
Tuttavia, è bene sapere che l'articolo 36 del Trattato UE a proposito del divieto di restrizioni quantitative all'importazione o all'esportazione tra gli Stati spiega che deroghe a tali divieti sono permessi in alcuni casi: " giustificati da motivi di moralità pubblica, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di tutela della salute e della vita delle persone e degli animali o di preservazione dei vegetali, di protezione del patrimonio artistico, storico o archeologico nazionale, o di tutela della proprietà industriale e commerciale". Tuttavia, tali divieti o restrizioni non devono costituire un mezzo di discriminazione arbitraria, né una restrizione dissimulata al commercio tra gli Stati membri.
Articolo che è richiamato nel paragrafo del riavvicinamento delle legislazione (114 ex 95) a conferma di alcune esenzioni nell'applicazione del Trattato stesso.
inoltre, con riferimento alla concorrenza, l'articolo 101 che dichiara incompatibili alcuni comportamenti come anticoncorrenziali, stabilisce nello stesso paragrafo dell'articolo alcune esenzioni a tali divieti.

Come si vede le cose non sono proprio così semplici come istintivamente un diritto non riconosciuto ci porterebbe nell'immediato a pensare.

Quello che però determina se una norma si pone o meno nel solco delle esenzioni del Trattato è il principio di proporzionalità abbinato a quello che gli americani chiamano "The Rule of Reason", ovvero il ruolo della ragionevolezza. Termini che richiamano valutazioni meno giuridicamente ortodosse e più tipicamente umane.

Per spiegarci meglio: quando nella causa europea per la liberalizzazione della fascia C l'Avvocato Generale e la stessa Corte ci dicono che non si è riusciti a spiegare quale sarebbe stato l'intervento sul mercato di riferimento, ci dicono in buona sostanza che non si è riusciti a controbattere la tesi per cui a seguito della liberalizzazione della fascia C ci sarebbe stata una chiusura generalizzata delle piccole farmacie e, di conseguenza, non si è riusciti a chiarire che nella realtà non si avrebbe avuto alcun "nocumento" a quell'interesse generale che la stessa Corte è tenuta a considerare quando deve giudicare sull'ammissibilità o meno di una legge che si pone in contrasto con le norme del Trattato.

Ciò non vuol dire che questa interpretazione è corretta e condivisibile, vuol semplicemente far comprendere quale è il meccanismo che è alla base di determinate sentenze.

Tutti questi elementi sono stati valutati preventivamente ed esposti dai legali ai clienti/ricorrenti in maniera esaustiva o nella fase dell'accettazione dell'incarico è prevalso quell'entusiasmo "cieco" del giusto diritto negato?

E ancora, sono state appieno valutati gli effetti di una sentenza negativa sull'intero movimento di rivendicazione di quel diritto e sulle possibilità politiche di una strada alternativa al ricorso?

Valutazione che non poteva esimersi dal prevedere anche l'uso che la controparte avrebbe inevitabilmente fatto della sentenza a lei favorevole.
Certo, la voglia di cambiare le cose è irresistibile quando qualcuno ti fa vedere una via preferenziale e la libertà di scelta è imperatrice, ma fermarsi a ragionare, conoscere e riflettere non è mai tempo sprecato, ma è un precipuo dovere sopratutto  per chi  sente l' onere di rappresentare dei colleghi.
Riflessione che noi crediamo, comunque,  debba essere fatta da tutti a 360° per non riversare su tutta la categoria  gli esiti negativi di una scelta personale. Troppe, infatti in tale ambito, le manie di protagonismo e le iniziative estemporanee.
A tal riguardo,  è bene rammentarlo, il MNLF    aveva da tempo esplorato, anche con iniziative concrete,  la via giudiziale,   decidendo, a un certo punto,  di evitare azioni il cui esito avrebbe reso  ancora più irta di ostacoli una via che,  è evidente,   può essere solo politica.
Politica che ha bisogno di cogliere segnali forti dal mondo professionale. Un mondo professionale che deve rimettere al centro il principio del riconoscimento del diritto al Libero esercizio Professionale. Un diritto declinato per tutti ed il cui riconoscimento porta alla farmacia non convenzionata.  Essere consapevoli di questo e continuare a lavorare per ampliare questa cultura e questa consapevolezza è la strada maestra. Manifestazioni eclatanti, l'occupazione della FOFI,  sono solo  alcune delle iniziative messe in campo dal MNLF per mettere al centro dell'agenda politica la tematica. E' da lì che bisogna ripartire. Parlarsi addosso, sfogarsi sui vari social network serve a poco. Meglio contarsi e verificare chi, invece della critica sterile o del   "mi piace", sa concretamente dire " io ci sto."
 

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