15 dicembre 2009
"L'inganno" da l'editoriale dell'ultimo numero del Flogisto
L'inganno
(Editoriale del Flogisto dicembre 2009)
Abbiamo assistito, in questi ultimi tempi, da parte dei vertici della categoria, nonché da parte di politici ancillari, ad una plateale incoerenza, che ha disvelato la “truffa” professionale consumata in danno di colleghi che hanno affrontato problemi e sacrifici per aprire i loro esercizi farmaceutici (parafarmacie) con denaro privato e non pubblico.
Si provi solo a pensare che alcuni, che definire faccendieri è un eufemismo, per accaparrarsi l’appoggio di un manipolo di colleghi disperati, manovrati da santoni e profeti di turno, non avevano esitato a promettere che se avessero appoggiato il disegno di legge 863 (Gasparri – Tomassini), lo stesso sarebbe stato affiancato da una sanatoria che avrebbe trasformato le loro parafarmacie in farmacie a tutti gli effetti. Una menzogna grave, un inganno che, a prescindere da qualsiasi valutazione etica degli specifici comportamenti, ha costituito un vero e proprio “vulnus” alla credibilità dei rappresentanti dei vertici di categoria e dei rappresentanti parlamentari, rendendo addirittura insostenibile la propria permanenza ai vertici dei poteri decisionali. Tutto questo, utilizzando la teoria del ”doppio linguaggio” ed adottando una tattica ondivaga che, a ben guardare, ha rivelato un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti di colleghi in preda al più profondo scoramento, con una vergognosa sottovalutazione della loro sensibilità e della loro intelligenza. Un giorno si invitavano i colleghi a preparare una lista di nominativi che avrebbero beneficiato della trasformazione delle parafarmacie in farmacie ed in un altro, gli stessi attori, dichiaravano ufficialmente, agli organi di stampa di categoria e non, che nessuno poteva pensare che ci sarebbero state sanatorie che avrebbero trasformato in farmacie le parafarmacie.
Il rispetto che si nutre per il genere umano ci obbliga a stendere un velo pietoso su quei colleghi che, in preda allo sconforto ed alla delusione, hanno pensato male di dare credito a soggetti deliranti, perseguendo obiettivi assurdi ed irrealizzabili, sia da un punto di vista giudiziale che costituzionale. Né basta la consapevolezza che, in fondo, si tratta di uno sparuto manipolo di colleghi per non invitarli, comunque, a collocare i soggetti che fanno solo male alla causa comune (il libero esercizio della professione) nell'unico posto loro consono: l’anonimato e il dimenticatoio. E’ l’unico posto che meritano se si pensa che, per salvare la faccia, costoro non esitano addirittura a sostenere che gli stessi politici stanno lavorando in silenzio e sottotraccia proprio nella direzione di una sanatoria per le parafarmacie e che per non vanificare il risultato bisogna agire in silenzio e non divulgare l’iter di questi lavori. Una folle e demagogica menzogna di chi, prono, alimenta la politica del rosolio e della vaselina.
Noi pensiamo che il problema delle parafarmacie sia un falso problema. E’ veramente patetico vedere come parlamentari, amici di Federfarma, si arrampicano sugli specchi per giustificare interventi legislativi demolitivi nei confronti dei canali di distribuzione nati dalle "lenzuolate" di Bersani. Interventi che fanno perdere posti di lavoro e diminuiscono il livello di benessere dei cittadini. Tutti gli individui dotati di buon senso e di un discreto grado di intelligenza comprendono che intervenire sulle parafarmacie significherebbe scatenare, di fatto, una rivoluzione, non solo culturale, che vedrebbe interessati, prima che i colleghi, i cittadini consumatori, nonché le maggiori istituzioni a difesa del vivere sociale.
Il vero problema, forse, è che la redditività della farmacia sta scendendo e questo sta facendo perdere la giusta lucidità in chi sente minacciato il proprio introito economico; ma se pure questo calo fosse concreto, ciò non sarebbe certo ascrivibile alla concorrenza delle parafarmacie (come tutte le indagini dimostrano l’erosione della fetta di mercato è marginale). Le dinamiche sono ben più complesse, quali la diminuzione del prezzo dei farmaci, che diminuirà sempre più a causa della scadenza dei brevetti, o il radicamento di forme di distribuzione alternative (come la distribuzione diretta da parte delle ASL o in nome e per conto) che inevitabilmente induce le industrie farmaceutiche a mostrare meno interesse nel tutelare il canale farmacia, in quanto non più canale unico.
Tutto questo ha scatenato un putiferio tra i proprietari di farmacia. Costoro, abituati nel tempo a non riuscire a vedere al di la del proprio naso, hanno avvertito soltanto la diminuzione della redditività senza analizzarne le motivazioni, tanto da scagliarsi contro i loro vertici accusandoli di avere gerarchie piramidali, di pensare soltanto ai propri tornaconti, di non essere riusciti a tutelare gli interessi di tutte le farmacie, non disdegnando perfino, su giornali di categoria, qualche insinuazione finalizzata a non meglio precisate sistemazioni di eventuali amanti, figli o quant’altro, o ad usare il compenso per la rappresentatività per fare vacanze in Australia. E’ così, che le menti intelligenti della Federazione, hanno rispolverato la Farmacia dei Servizi. Progetto che, a ben vedere, ha poco in comune con la professionalità. Altro non è che uno sterile tentativo di recuperare redditività, con levata di scudi da parte delle altre associazioni professionali che hanno percepito la proposta come una minaccia per i propri spazi. Non è un caso, infatti, che i medici hanno preteso la consultazione del loro ordine quando si tratterà di tradurre in concreto, con gli accordi regionali e con il rinnovo della Convenzione, questi decantati nuovi spazi operativi delle farmacie. I servizi in farmacia esistono già, soltanto che ora non hanno un ritorno economico. L’operazione rischia, però, di presentarsi come un boomerang per i titolari: la remunerazione dovrebbe derivare dai risparmi che le ASL dovrebbero ottenere grazie a tale iniziativa, ma nessuno è in grado di calcolare se ci saranno risparmi o meno, quindi non sarà a costo zero, ma a carico dei cittadini. Una bufala! Manca poi il criterio della obbligatorietà, cioè i servizi come requisiti oggettivi per ottenere la convenzione con il SSN, con eventuali forme di sostegno per le farmacie disagiate. Si pensi alle farmacie che non erogheranno servizi!! Saranno considerate farmacie di serie B!? La professionalità è uno stato di essere, uno stile di vita, e chi ha professionalità emana professionalità sempre. Non ci si nasconda dietro il paravento della professionalità per cercare di recuperare un modesto calo di redditività. Se si vuol recuperare redditività ognuno sa…come…si fa, come ampiamente dimostrato dai recenti avvenimenti!! Basta inviare farmaci in Inghilterra o essere soci, in ambito sanitario, con individui poco raccomandabili o gente da quattro soldi o addirittura attrezzarsi per rifornire di farmaci le parafarmacie e quant’altro!
Ah, ci sfuggiva!! Il rischio è che in questa nuova “ casa della salute” lo spazio riservato alla nostra professione si contragga sempre di più, si da dover mettere sull’insegna, insieme alla croce verde e alle molteplici attività, la dicitura: “… ANCHE FARMACIA.” Non vorremmo che qualcuno, preso dalla novità, cominciasse ad esercitarsi a bucare deretani nella propria farmacia, pensando di poter arricchire la propria professionalità e redditività..!! Ma forse anche qui si arriva in ritardo, in molte farmacie…questa pratica la si effettua già.
Che desolazione!! Tempo addietro parlavamo di una professione che non c’è più. Ora, anche i presidi di facoltà, facendo pubblicità alle loro sedi universitarie, si sono accorti che la facoltà di farmacia abbisogna di una nuova denominazione. Che bella eredità a quanti verranno dopo!! Quello che veramente preoccupa, però, è che nell’era della chiacchiera e dei culacchi nessuno si vergogna più…, anzi, tutti preferiscono o vogliono stare…in mezzo!!!