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07 aprile 2011

Commento CERM sulla recente decisione dell’Aifa di taglio dei prezzi dei off-patent

Il CeRm interviene sul recente taglio dei prezzi dei off-patent da parte dell'Aifa. Il documento completo che l'Istituto di ricerca ci ha messo a disposizione puù essere letto completamente, ma ecco alcune "pillole" dell'intervento firmato da Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno.

La diffusione delle copie economiche degli off-patent, assieme alla concorrenza di prezzo (à la Betrand) tra di loro, dovrebbe essere affidata al reference pricing, che in Italia esiste già da tempo, e anche con un disegno dello strumento conforme a tutte le prescrizioni della letteratura teorica ed empirica (esclusione degli in-patent, cluster comprendenti solo copie perfette dell’originator a brevetto scaduto, prezzo di rimborso posto al livello del prezzo minimo nel cluster).
Se non fosse che il buon funzionamento del reference pricing in fascia A” (al pari delle liste di trasparenza in fascia “C-Op”) è ostacolato dalla chiusura e dai comportamenti oligopolistici delle farmacie. L’attuale sistema di remunerazione delle farmacie, con margini proporzionali al prezzo di vendita, incentiva la canalizzazione al paziente-cliente dei prodotti più costosi (in termini di prezzo per ddd o standard unit, oppure di packaging). Nell’immediato l’effetto è quello di scaricare sul cliente-paziente una quota evitabile di spesa; ma, nel medio-lungo, l’effetto diviene quello di erodere gli spazi per la diffusione delle copie più economiche (che non trovano mercato), scoraggiando il loro lancio e rallentando la concorrenza di prezzo, a danno del Ssn. Gli effetti distorsivi si propagano dalla fase di distribuzione a quella di produzione.

(…) Nel 2009, la spesa farmaceutica netta di fascia “A” è ammontata a 11.194 milioni di Euro. Se la rimozione tout court della pianta organica e dell’uniform price nazionale4 producessero riduzioni di prezzo al consumo del 10%, come equivalente riduzione del margine di ricavo della farmacia, si libererebbero risorse per oltre 1 miliardo di Euro. La riduzione del 10% si colloca nella parte inferiore dell’intervallo degli sconti che parafarmacie e corner Gdo hanno cominciato ad effettuare sui prodotti “Sop-Otc” all’indomani della riforma “Bersani-1”. Tali sconti sono arrivati sino a punte superiori al 30%. La liberalizzazione di “Sop-Otc” altro non è stata se non la rimozione della pianta organica e dello uniform price su questo specifico comparto di prodotti, visto che era ed è ancor tutt’ora prevista la presenza obbligatoria di farmacista abilitato.

Alla cifra appena prospettata, se ne potrebbe aggiungere un’altra. Se i farmaci di fascia “C-Op” divenissero, come auspicano il CeRM e l’Agcm, dispensabili anche al di fuori del canale tradizionale - nelle parafarmacie e nei corner della Gdo purché sempre con la salvaguardia della presenza in loco di un farmacista abilitato - la spesa a carico dei cittadini potrebbe ridursi di un ammontare annuo compreso tra 320 e 960 milioni di Euro (applicando un range di sconti sui margini della distribuzione compresi tra il 10% e il 30% del prezzo al consumo). L’ampliamento delle categorie di prodotti canalizzabili extra farmacia tradizionale darebbe nuovo impulso all’apertura di parafarmacie e corner Gdo, così rendendo concretizzabili sconti superiori al 10%.

Non esistono motivazioni economiche / giuridiche / sanitarie per impedire che un farmacista abilitato possa avviare la propria farmacia, prodigandosi in positiva concorrenza con tutti gli altri. In Italia sono circa 80mila i farmacisti abilitati, contro le circa 17mila farmacie contemplate dalla pianta organica. Un potenziale professionale e produttivo che i titolari (gli incumbent) tengono in disparte a danno dei cittadini e del Ssn. La copertura territoriale sarebbe, in potenza, quadruplicbile.

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