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10 novembre 2010

Elezione Ordine: cambiano le regole. Tutti tacciono

Lo scorso 4 agosto la Corte di Cassazione, sezioni riunite,  ha emesso la sentenza n. 18047 dove a fronte di un ricorso sulle elzioni dell'Ordine dei Farmacisti di Roma giudicato inamissibile perchè nel frattempo il Consiglio era giunto a fine mandato e nuove elezioni erano state effettuate, ha dchiarato in sostanza valide le schede che riportano un numero di preferenze inferiore al numero di candidati da eleggere.

Una mezza rivoluzione non solo per le elezioni dei Consigli dell'Ordine dei farmacisti, ma per tutte le professioni sanitarie (medici, veterinari, infermieri ecc. ecc.) che dovranno uniformarsi alla nuova interpretazione.

Orbene, ognuno potrà leggersi la sentenza e farsi un proprio parere sull'oggetto, vale però la pena sottolineare due questioni:

1) la Corte giustifica il proprio mutamento d'orientamento rispetto a precedenti pronunzie (datate nel tempo) con questi argomenti: "ritengono le Sezioni Unite che, a circa venti anni dal precedente arresto del quale s'è fatta menzione, il loro indirizzo vada mutato, attraverso un'interpretazione della norma in commento che tenga conto del diritto vivente che s'è andato via via formando nelle realtà del tutto nuove vissute dalle comunità professionali. Mutamento reso necessario dalla individuazione di un diverso scopo normativo e che soccorra alle nuove esigenze di Ordini ben diversi da quelli tenuti presenti dal legislatore degli anni quaranta dello scorso secolo. E' pur vero, infatti, che la norma, rispondente all'epoca alle esigenze di governo di ristrette, pacifiche e consone cerchie professionali, debba essere oggi in via interpretativa adeguata alle loro mutate dimensioni, alle diverse caratteristiche sociali e, soprattutto, alle forti tensioni che al loro interno si dibattono. Tensioni che sono frutto di aspre contrapposizioni di interessi, del frazionamento ideologico e, soprattutto, di differenti e molteplici modi di interpretare e svolgere la professione, avendo all'origine ed al fondamento non più una omogenea classe d'appartenenza, bensì percorsi formativi ed applicativi il più variamente distinti. Tutto questo rende la competizione elettorale all'interno degli Ordini un momento di intensa ed appassionata partecipazione democratica, che necessariamente deve esplicarsi attraverso la più libera espressione elettorale, scevra da condizionamenti e salvaguardata il più possibile attraverso l'applicazione di quello che viene detto il favor voti.
Questo principio - si sostiene in dottrina - esprime una sorta di parametro di equità applicativa, sulla base del quale fare discendere la massima corrispondenza tra la volontà espressa dal cittadino elettore ed il contenuto oggettivo delle schede elettorali; il tutto onde assicurare che l'intenzione del membro della comunità organizzata trovi corrispondenza nel riconoscimento della volontà manifestata. Sicchè,  privilegiare la sostanza è miglior cosa che avallare ragioni di forma."

2) Perche nessuno ne parla? Perchè tutti tacciono? Perchè non ne parla il Presidente della FOFI, assai più "ciarliero" in altre occasioni? Eppure sono anni che il MNLF chiede di modificare questa norma figlia d'interpretazioni bizantine. Sempre ci hanno detto che bisognava mettere d'accordo anche le altre professioni sanitarie e con i medici non era facile discutere.

Certo, non è una modifica radicale delle norme elettive degli ordini in grado di garantire una democratica rappresentanza. Non viene cancellata quell'abitudine "medioevale" di bruciare le schede dichiarate nulle (trasparenza?) e non viene istituita una forma elettorale su base proporzionale in grado di assicurare piena rappresentatività di tutte le componenti ordinistiche.

Ma a piccoli passi….

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