25 maggio 2025
Trump, i prezzi dei farmaci, e la convergenza transatlantica
Su Reforming.it
“I prezzi dei farmaci sono tropo alti, molto più alti di quelli praticati in Europa?
Che da domani siano tutti ridotti del 30 per cento?”.
A ordinarlo è quello stesso Trump che qualche settimana prima si è impuntato sul riequilibrio dei finanziamenti alla NATO o che, con disarmante semplicismo, chiedeva pace subito in Ucraina senza avere la più pallida idea di come realizzarla.
Populismo e demagogia, con potenziali enormi ripercussioni su un settore cruciale per l’economia americana e mondiale e per la ricerca scientifica.
Eppure, dietro quella radicale e pericolosa intenzione di taglio dei prezzi c’è più di un fondo di verità, come più di un fondo di verità c’è nella pretesa di rivedere indirizzi, funzionamento e dotazioni di bilancio della NATO, altro “cavallo di battaglia” sfoderato nei primi centro giorni di Presidenza Us. Il recente paper “International Prescription Drug Price Comparisons Estimates Using 2022 Data”, di Andrew W. Mulcahy, Daniel Schwam, Susan L. Lovejoy per le collane di RAND Corp., riporta un confronto sull’anno 2022 tra i prezzi dei farmaci in Us e negli altri Paesi industrializzati tra cui gli europei. Focalizzando l’attenzione sui medicinali con obbligo di prescrizione distribuiti sul territorio (tramite le farmacie) o a uso ospedaliero, mediamente i prezzi Us sono compresi tra il doppio e il triplo, all’interno di una forchetta che va dal comparto degli originator, con prezzi mediamente quadrupli e con picchi sino a sei volte, al comparto dei generici, dove invece i prezzi Us sono mediamente la metà.
Gli originator sono i farmaci innovativi che per primi hanno ottenuto la copertura brevettuale, mentre i generici sono i farmaci copia che, una volta scaduto il brevetto degli originator, possono essere immessi in mercato anche al di fuori di accordi di licenza.
Nel summary del paper si legge: “In brief, when analyzing data for all prescription drugs available in the United States and comparison countries, we found that U.S. manufacturer gross prices for drugs in 2022 were 278 percent of prices in the 33 OECD comparison countries combined. Put another way, prices in other countries were 36 percent—or a little more than one-third—of those in the United States. These results stem from the combination of starkly different price comparison findings for brand-name versus generic drugs: U.S. prices for brand-name originator drugs were 422 percent of prices in comparison countries, while U.S. unbranded generics, which we found account for 90 percent of U.S. prescription volume, were on average cheaper at 67 percent of prices in comparison countries, where on average only 41 percent of prescription volume is for unbranded generics. U.S. prices for brand-name drugs remained 308 percent of prices in other countries even after adjustments to account for rebates paid by drug companies to U.S. payers”.
Gli scarti maggiori si registrano nel comparto dei farmaci di marca (branded) commercializzati attraverso le farmacie e in quello dei farmaci di origine biologica ancora coperti da brevetto o con brevetto scaduto ma ancora senza equivalenti economici (biosimilari) sul mercato. Per maggiori dettagli sulla metodologia per la comparazione dei prezzi, si rimanda direttamente alle appendici del paper; qui basti ricordare che i confronti sono per unità di farmaco (dose, ddd) e a parità di principio attivo, percentuale dello stesso, formulazione farmaceutica, modalità di somministrazione. Inoltre, per la robustezza della comparazione complessiva, i prezzi sono ponderati per le quantità consumate (vendute nelle farmacie, usate all’interno delle prestazioni ospedaliere). I confronti sono ripetuti in scenari di sensitività per tenere conto di vari elementi come gli sconti praticati lungo la filiera distributiva, la PPP, etc.1. Le motivazioni alla base di una così macroscopica differenza tra le due sponde dell’Atlantico sono molteplici. A differenza dei Paesi europei, gli Us non hanno un sistema sanitario pubblico universale2. Eccezion fatta per i programmi Medicare, Medicaid e Chip, rivolti ai soggetti più deboli (giovani e anziani) o con poche risorse, il sistema Us si basa su provider privati (ospedali, cliniche, residenze di lungodegenza) accessibili tramite coperture assicurative contrattabili sul mercato.
Questa struttura, con il provider delle prestazioni che massimizza il fatturato, il terzo pagatore che deve fronteggiare moral hazard e self selection, e il cittadino sprovvisto di strumenti sufficienti per valutare i suoi bisogni sanitari, tende a generare extra costi amministrativi e, soprattutto, consumi di prestazioni e relative spese superiori al livello ottimale. Gli elevati e rigidi livelli di domanda spingono in alto non solo le quantità, ma anche i prezzi delle singole prestazioni, ivi inclusi quelli dei medicinali.