24 febbraio 2016
Chi non vuole la concorrenza in Italia?
Di Alessandro De Nicola
La Repubblica 24 Febbraio 2016
Buon compleanno concorrenza!
II 20 febbraio dei 2015, infatti, il governo presentava alla Camera il disegno di legge sulla concorrenza elaborato dal Ministero dello Sviluppo Economico ( Mise ). Si tratta del ddl che, su indicazione dell'Autorità Antitrust, l'esecutivo dovrebbe far approvare annualmente ma che finora non ha mai visto la luce, pur essendo la legge che lo prevede in vigore dal 2009. Ebbene, il progetto presentato un anno fa, seppur decurtato già in sede di Consiglio dei ministri di alcune parti significative soprattutto nel settore trasporti, accoglieva e in alcuni casi addirittura espandeva le proposte del Garante della concorrenza Purtroppo non si pub dire che i propositi del Mise abbiano avuto vita facile: la Camera ha apportato alcune modifiche per renderlo meno incisivo e lo ha passato al Senato a inizio ottobre del 2015, dove sta ancora traccheggiando in attesa di essere modificato e poi rispedito in terza lettura ai deputati. Da quel momento è iniziata una girandola di audizioni ( tra cui quella della simpatica Associazione "Mo' Bast" ), memorie, pareri e, naturalmente, emendamenti, questi ultimi in gran parte volti a depotenziare ulteriormente il disegno di legge, se non addirittura a peggiorare la situazione esistente.
Prendiamo la possibilità per gli avvocati di costituire società di capitali. Già le pressioni dei rappresentanti di categoria avevano circoscritto la presenza dei soci capitalisti ad 1/3 del capitale sociale. Ora è cominciata l'offensiva per cancellarla del tutto e, vista l'opportunità, gli odontoiatri hanno dettato ad una decina di senatori un emendamento espropriativo delle cliniche dentistiche: verrebbe introdotto un requisito minimo di 2/3 di capitale sociale in mano ai dentisti. E, perché no, si vorrebbe addirittura estendere il concetto alle società di ingegneria (che in alcuni casi sono società quotate con decine di migliaia di azionisti come Saipem; ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere).
Queste chiusure sono ingiustificate ed autolesionistiche ma non c'è verso di convincere le lobby. Sono ingiustificate perché la qualità della prestazione non è posta in pericolo dalla proprietà della società: son sempre i professionisti abilitati che praticano sotto la loro responsabilità e coperti da assicurazione ormai obbligatoria. I conflitti di interesse verrebbero regolati esattamente come succede oggi: anche un avvocato che esercita da solo non pub patrocinare contro un proprio cliente e peraltro già esistono studi di grandi dimensioni che regolano la questione senza problemi. Inoltre, l'autolesionismo è evidente: gli avvocati italiani sono malati di nanismo, despeciali77a7io- ne, mancanza di accesso alle tecnologie: avrebbero bisogno di capitali come il pane e, se non li fornisce un socio che loro stessi si scelgono, glieli potrà dare in prestito solo una banca. Magra prospettiva.
I notai, che dovrebbero stappare champagne perché riescono sempre a sfuggire ad ogni tentativo di liberalizzazione, sono invece irritati anche per la banalissima modifica che darebbe la possibilità di costituire le srl semplificate di fronte ad un avvocato e cedere le quote attraverso l'identità digitale. Il rischio è l'infiltrazione della mafia! Accidenti: si sono dimenticati i marziani e i replicanti i quali, com'è noto, costituiscono ben più grave minaccia.
Per le farmacie, dove il ddl prevede l'ingresso delle società di capitali e il superamento del tetto di 4 licenze per titolare, la resistenza è pure fortissima. Anche qui senza giustificazione: chiunque sia andato in Inghilterra ha potuto approvigionarsi da "Boots" ( una catena di proprietà di un italiano! ) senza rischi perla salute. Anzi, visto che in ogni caso al bancone è sempre previsto un farmacista, bisognerebbe dare la possibilità alle parafarmacie di vendere i farmaci di fascia C; si abbasserebbero così i prezzi e si creerebbe nuova occupazione. Passando all'energia, è stato tolto dalla Camera (e sarebbe bene reintrodurlo ) il divieto per le regioni di richiedere a chi apre nuove stazioni di servizio stradali di dotarsi di pompe per metano/gpl/idrogeno. Si noti bene che la misura non verrebbe richiesta a chi già opera, solo ai nuovi concorrenti. Nella lotta senza quartiere alla share eco-nomy, preferita da milioni di consumatori, è spuntato un emendamento che proibirebbe ai soggetti che «non svolgono attività alberghiera» ( leggi: Airbnb o Homelidays ) di utili77are non solo nell'insegna o nella ragione sociale ma altresì in «qualsiasi forma di comunicazione al pubblico» incluso Inter-net, «parole o locuzioni, anche in lingua straniera, idonee ad indurre confusione sulla legittimazione allo svolgimento della stessa». Neanche la Polizia del Pensiero di George Orwell avrebbe mai pensato di prendersela così con gli affittacamere.
Sono stati citati alcuni esempi che in un modo o nell'altro hanno sicuramente toccato la stragrande maggioranza dei lettori (chi non è mai andato in farmacia?), ma il problema è più generale e quindi più grave.
Infatti, tra le priorità del governo non sembra rientrare quella delle liberalizzazioni, vale a dire di quelle riforme a costo zero che anche Draghi nel suo discorso della settimana scorsa ha ricordato essere la quarta gamba della ripresa economica (insieme agli investimenti e al taglio di tasse e spese correnti ). Si fanno battaglie epocali e si mette la fiducia su provvedimenti di molto minor spessore: nell'unico Paese che istituì come organo legislativo una Camera delle Corporazioni sarebbe invece un bene far capire l'importanza della concorrenza.