CONVEGNI

18 settembre 2005

PROGETTO PER L'ABRUZZO - la riforma

Sala Congressi CGIL - Via Benedetto Croce 108
Pescara (PE)

Ad aprire i lavori è toccato al dr. Antonio Pace, Presidente dell'Associazione Liberi Farmacisti d'Abruzzo dr. Pace: "Perché quest’incontro? Il motivo è molto semplice, in un periodo in cui i riflettori sono puntati sulla farmacia italiana e da più parti, improvvisamente, si scopre come certi privilegi costano alla comunità, noi, che è da più di dieci anni che queste cose le andiamo dicendo, troviamo come il dibattito in corso non abbia ancora toccato il cuore del problema. Rileviamo come gli interventi registrati in questi ultimi mesi, compresi quelli istituzionali, siano più orientati a soddisfare interessi d’altra natura che non a proporre e realizzare una modifica profonda dell’istituto della farmacia italiana, riforma che abbia come perno gli interessi generali rispetto a quelli particolari sin qui perseguiti. Il sistema va cambiato, deve essere riconosciuta la libertà di esercizio professionale.
Un modello di farmacia inserito a pieno titolo nel sistema sanitario regionale, capace di fornire servizi aggiuntivi e in grado di dialogare in maniera più dinamica con tutti gli altri operatori sanitari.
Un modello che esalta la professionalità ed utilizza strumenti flessibili per adeguarsi velocemente alle nuove esigenze della popolazione.
Questo è un progetto pensato per l’Abruzzo, ma facilmente esportabile in altre regioni, è chiaro che è stato formulato rispettando quell’autonomia legislativa che lo Stato consente in tema di sanità alle regioni .

A Presentare il progetto di riforma regionale è toccato a Fabio Romiti, V. Presidente del MNLF: "Nella classifica della competitività, quelle serie fatte dagli istituti di analisi, l’Italia è al 70° posto nel mondo, la Francia al 44° posto, gli Stati Uniti al 3° posto, la Nuova Zelanda al primo posto.
Lo scorso anno l’Italia era intorno al 40° posto. In Europa il nostro livello di concorrenza è agli ultimi posti, non siamo appetibili, non abbiamo appeal, ma quello che è ancora peggio è che non reagiamo. Pochi giorni fa la Commissione Ue alla Concorrenza ha stilato un rapporto sullo stato dell’arte nel processo di deregolamentazione delle professioni intellettuali, quindi anche quella di farmacista. Per l’Italia, penultima prima della Grecia, l’unico atto registrato è stato l’avvio di uno studio comparativo tra tutte le professioni. Rapporto 2005 che è il naturale proseguimento del percorso avviato nel 2004 dalla relazione Monti in cui veniva chiesto a tutti i Paesi membri di rimuovere le inutili barriere regolatorie poste in capo alle professioni liberali così da attuare la strategia di Lisbona che si propone di far diventare entro il 2010 l’Europa il continente più competitivo del mondo. Danimarca, Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Germania, Irlanda ma anche Estonia, Slovacchia e Lituania hanno cominciato a lavorare in questa direzione, noi siamo ancora fermi a studiare.  Io credo che chiunque abbia in animo di riformare questi settori non possa che partire da queste considerazioni. Riteniamo il decreto Storace insufficiente ha portare vera concorrenza nella distribuzione del farmaco, difatti esso riguarda a malapena il 7-8% di tutti i farmaci di fascia C.
Poco, troppo poco.
Va nella direzione giusta ma è ben poca cosa rispetto a quello che andrebbe fatto. Noi pensiamo che siano possibili altre strade e per questa regione ne indichiamo una.
Il progetto di riforma del sistema farmaceutico regionale che abbiamo pensato per l’Abruzzo non è a pieno titolo un nostro progetto, esso ha un padre putativo, o se preferite una madre: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’Antitrust. Nel 1998 l’Autorità compì uno studio poi concretizzatosi in una segnalazione/parere al Parlamento in cui dopo aver registrato il livello di regolamentazione del sistema, affermava che per realizzare quei livelli distributivi degli esercizi sufficienti a soddisfare le esigenze dei cittadini miglior cosa era stabilire per ambito territoriale un numero minimo di esercizi farmaceutici lasciando poi al mercato la possibilità di contemplare utile la presenza di ulteriori farmacie.

Questa semplice constatazione è l’esatto contrario di quanto è oggi stabilito dalla legge nazionale ove al fine di tutelare la salute pubblica attraverso la distribuzione capillare del farmaco viene stabilito un numero massimo e non minimo
Da queste considerazioni, poi estese anche agli orari di apertura e chiusura delle farmacie, noi siamo partiti per progettare un disegno di riforma della distribuzione delle farmacie nel territorio.
Una riforma plasmata sulle esigenze dei cittadini, che offre nuove opportunità per i professionisti, pone a confronto le capacità imprenditoriali e professionali ma, soprattutto, innesca meccanismi virtuosi di concorrenza nel settore.
Ai politici, un solo messaggio: abbiate coraggio.
L’assunto che la tutela dei poteri forti paghi in termini elettorali non è più tale, vero è il contrario, chi tutela gli interessi generali e non quelli particolari vince.
E noi contribuiremmo a far vincere, indipendentemente dal colore politico, coloro che hanno questo obiettivo nel proprio programma, programma ove i concetti  equità e pari dignità non vengono derisi ma esaltati

Antonio Saia, medico chirurgo, già deputato alla Camera e membro della Commissione Affari sociali, cii tiene ad intervenire più come medico che come uomo politico.L'esigenza di riformare l’istituto della farmacia è ormai sentito a tutti i livelli, le problematiche che erano presenti nel 1934 non sono più le stesse del 2005. Questa legislazione lascia spazio ai ricorsi e quindi a bloccare l’assegnazione delle sedi, quindi contribuisce a ritardare che un servizio fondamentale per i cittadini venga a mancare.
Questo non è più tollerabile.

Non possiamo più pensare a leggi autoreferenziali dobbiamo avere come unico faro della nostra azione le necessità dei cittadini. Da questo punto di vista m’impegno, per le mie possibilità, a porre al centro dell’agenda politica locale e nazionale questo tema. Come medico non riesco a comprendere come la libera professione sia possibile per il mio lavoro e nella pratica impedita per i farmacisti, è chiaro che l’unica spiegazione risiede nel tentativo di proteggere il reddito di coloro che sono ora presenti nel mercato. Sono molto vicino alla battaglia del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti a cui da tempi non sospetti ho espresso il mio sostegno all'ideale perseguito

Al Convegno erano presenti anche due presidenti d'Ordine, quelli di Teramo e Pescara. La dr.ssa De Ferri Fiammetta, presidente dell'Ordine di Pescara ha voluto fornire il suo contributo:  E' ormai chiaro a tutti che la legge del 1934 non è più in grado di svolgere quel ruolo per cui era stata istituita. Personalmente sono disposta a discutere di qualsiasi cambiamento, tenendo però presenti le piccole realtà dove la concorrenza potrebbe porre in discussione la stessa sopravvivenza  delle farmacie. Bisogna aprire il dibattito all’interno della categoria cercando di ottenere soluzioni equilibrate e realistiche.
Rispetto alla possibilità di una spaccatura tra i farmacisti il Presidente dell'Ordine di Pescara getta acqua sul fuoco : "Seguo con molto interesse l'iniziativa del movimento e personalmente non ne sono contraria.

Dopo un serrato dibattito sulla situazione della farmacia italiana e sulle spinte per portare fuori dalla farmacia i farmaci di automedicazione, sulle spinte dell'UE, e sull'opportunità di riconoscere i diritti che la stessa Costituzione riconosce, è intervenuto il Presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti dr. Vincenzo Devito. er rispondere agli interventi dei rappresentanti degli Ordini voglio dire che nei nostri progetti abbiamo sempre tenuto nella considerazione dovuta le piccole realtà, nessuno vuole annullare il servizio nei piccoli centri e come dimostra la nostra storia già nella precedente legislatura avevamo suggerito soluzioni che sostenevano le piccole realtà, questo a costo zero per lo Stato con una sorta di partecipazione tra tutti gli appartenenti alla categoria.
Per quanto riguarda il decreto Storace, da più parti oggi evocato è un primo passo, piccolo ma significativo, tuttavia non basta. Ben altro bisognerebbe fare per portare in questo settore concorrenza vera
Sempre più spesso assistiamo a spinte per portare il farmaco nei supermercati: noi diciamo no “senza se e senza ma” non abbiamo lottato per anni contro un monopolio per ritrovarci con un duopolio.
Se il Ministro Storace ha veramente intenzione di riformare il settore, invece di blandire la “clava” della vendita nei supermercati faccia la cosa più semplice e naturale: dia la possibilità a tutti i farmacisti di poter esercitare liberamente la propria professione”.






 

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