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12 novembre 2011

L’Aifa non può fare politica

Nota di replica MNLF - FEF - ANPI

(AGENPARL) - Roma, 12 nov - "In relazione alle dichiarazioni dell’attuale e prossimo direttore dell’AIFA Guido Rasi e Luca Pani circa la loro contrarietà all’uscita dei farmaci di fascia C dalla farmacia, ricordiamo ad entrambi che l’istituzione che rappresentano ha come scopo l’accesso sicuro al farmaco e non quello di fare politica o sostenere lobby e corporazioni. Affermare che i farmaci di fascia C, quelli con prescrizione medica, debbano rimanere in farmacia perché hanno particolari avvertenze, norme di stoccaggio o di conservazione, significa denunciare apertamente la propria ignoranza o malafede".

Tutti i farmacist,  in quanto abilitati alla professione, sanno come trattare questi farmaci e questo perché lo Stato ne ha riconosciuto con una laurea ed un esame la capacità di farlo. Di conseguenza, sia il farmacista che opera all’interno che quello che opera al di fuori dalla farmacia è in grado di dispensare tutti i farmaci. Piuttosto, viene spontaneo domandarsi perché un direttore dell’Aifa si esponga in questa difesa ad oltranza delle farmacie. Una risposta potrebbe venire dal momento politico che il Paese sta vivendo e dalla necessità dei titolari di farmacia di trovare nuove sponde istituzionali dopo la perdita di quelle politiche. Del resto, il plauso giunto in contemporanea dal Presidente della FOFI Mandelli, conferma, al di là di ogni ragionevole dubbio, come l’accusa fatta agli Ordini professionali di difendere solo i propri privilegi sia più che fondata.

Per uscire da una crisi economica ormai drammatica il nuovo Governo non ha alternative: rompere definitivamente gli interessi che si annidano nelle professioni.

Gli ostacoli al libero esercizio della professione debbono essere rimossi definitivamente, cominciando proprio dall’abolizione del numero chiuso delle farmacie.

Nel settore farmaceutico la soppressione del monopolio dei farmaci di fascia C da parte delle farmacie è una necessità ineludibile che porterebbe risparmi per i consumatori, nuovi investimenti e nuova occupazione.

L’Italia non può più permettersi di mantenere norme che tutelano solo una piccola parte di cittadini contro gli interessi della maggioranza. Opportunità ed equità debbono diventare le parole d’ordine di una nuova classe politica responsabile che pensa al bene comune e non agli umori del proprio particolare elettorato di riferimento.

L’Italia non può più sostenere il peso economico e sociale determinato dalla tutela di privilegi, l’Italia ha necessità e voglia di cambiare definitivamente pagina".

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