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20 agosto 2010

Gli Avvocati "low cost" che non piacciono all'Ordine professionale

Sospesi 5 avvocati che pubblicizzavano basse tariffe

Monza.  La notizia è di quelle che passano inosservate nel periodo ferragostiano, è una notizia data dal Resto del Carlino lo scorso 11 agosto. Ma riteniamo di doverla riprendere perche emblematica di un certo modo di pensare e di agire dell'istituzione ordinistica, istituzione, a nostro avviso che andrebbe radicalmente cambiata e profondamente "ridimensionata".

La notizia - AVVOCATI «low cost» che pubblicizzano tariffe vantaggiose come 612 euro tutto incluso per una separazione o un divorzio consensuali. Libera concorrenza del futuro o specchietto per le allodole? Quello che è certo è che infuria la polemica dopo che, nel bel mezzo della discussione sulla reintroduzione delle tariffe minime per i professionisti degli Ordini italiani, cinque legali (uno del Foro di Monza e gli altri di Milano) associati in Avvocati Point ( www.avvocatipoint.it ), studio in via Lombroso 54 a Milano e sito internet con le tariffe calmierate nero su bianco, sono stati condannati dall’Ordine degli Avvocati di Monza a 2 mesi di sospensione della loro attività per avere leso la dignità e il decoro della categoria. Una sentenza inviata da Altro Consumo all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato perché «impedisce di fatto che il professionista si avvalga di una delle leve concorrenziali più efficaci nell’erogazione dei servizi professionali: la promozione dell’attività e la pubblicizzazione di tariffe chiare e convenienti». La mossa non è piaciuta al Consiglio dell’ordine di Monza, che ha precisato come «la sanzione disciplinare non è stata irrogata per la pubblicizzazione di tariffe basse — ha spiegato il presidente dell’Ordine degli avvocati di Monza Francesca Sorbi — ma perché l’inserzione pubblicitaria non conteneva le informazioni obbligatoriamente previste dal codice deontologico forense (nominativi dei professionisti, foro di iscrizione, sede dello studio, titolo professionale) a garanzia della completezza e trasparenza dell’informazione e perché mirava a creare suggestione pregiudicando la dignità della professione». A dire il vero, guardando la pubblicità di Avvocati Point, risultano inseriti, seppur in basso e in carattere minuscolo, i nomi dei legali associati (per dovere di precisione il nome di battesimo è solo con l’iniziale puntata) il Foro di appartenenza e l’indirizzo dello studio, ma anche che la tariffa vantaggiosa per separazione e divorzio consensuali è valida «con accordo già raggiunto». «Faremo ricorso al Consiglio nazionale forense perché abbiamo letto le motivazioni della sentenza, ma non abbiamo ancora avuto il piacere di capire cosa c’è che non va — ribatte Barbara Bersellini di Avvocati Point — La pubblicità non è ingannevole perchè sono presenti tutti gli elementi previsti dal codice deontologico. Anche la tariffa proposta è reale e comprensiva di Iva e cassa previdenza avvocati».

«E’ ovvio — prosegue — che per pratiche più complesse non può essere la stessa. Ma per una separazione consensuale gli avvocati solitamente chiedono dai 1500 euro ai 6-8000 euro negli studi più blasonati. Il nostro studio è aperto dal 2008 e i nostri clienti — conclude — che sono parecchi, non si sono mai lamentati. Abbiamo raggiunto una quota di mercato di coniugi che volevano separarsi ma non avevano i soldi per farlo».

Commento - L'aspetto più "ridicolo" dell'intera vicenda è come l'Ordine non attacchi i cinque "ribelli" frontalmente, ma cerchi un'accusa minore nel semplice intento di lanciare un segnale esterno. Gli Ordini professionali dei farmacisti, degli avvocati, degli architetti ecc. ecc. rappresentano un freno alla modernizzazione del Paese, hanno nel proprio DNA gli aspetti retrivi del corporativismo del ventennio e non hanno mai abbandonato la speranza di cancellare le ultime liberalizzazioni e di ripristinare lo statu quo del proprio potere. Se non vogliamo far avanzare la nostra economia con "il freno tirato" dobbiamo profondamente riformarli e ridimensionarli.

Oggi rappresentano quanto di più anomalo possa esserci rispetto ad una società tecnologicamente avanzate e il loro comportamento è sempre e continuamente pervaso dalla difesa dei propri interessi corporativi, mai di quelli dell'utenza.

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