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19 settembre 2014

Corte Costituzionale e Farmacie di Nicola C. Salerno

Su www.reforming.it Nicola C. Salerno ha pubblicato un commento alla Sentenza della Corte Costituzionale sulla dispensazione dei farmaci di fascia C con obbligo di ricetta.

Al fine di ampliare la riflessione pubblichiamo il commento in sintesi e completo

Ormai è chiaro, dopo una casistica giurisprudenziale lunga, che l’approdo al vaglio della Corte Costituzionale è un vicolo cieco per i tentativi di riforma della filiera distributiva del farmaco.

La Corte si limita a riconoscere le “buone” intenzioni del Legislatore ordinario, senza sottoporle a un vaglio sostanziale.

Se non riesce a entrare nel merito la Corte Costituzionale, ancor memo lo può fare la Corte di Giustizia Europea che, più lontana, si limita a riconoscere che esiste un’area di discrezionalità in cui i Paesi devono contemperare obiettivi di salute pubblica e obiettivi di efficienza, libertà professionale, uguaglianza di fronte alla legge.

Come si esce da questi “circuiti chiusi” in cui la forma del Diritto tende a sovrastare la sostanza, e alla fine il giudizio di conformità costituzionale conferma tout court la volontà del Legislatore nazionale ordinario?

La distribuzione del farmaco porta un esempio chiaro di come il giudizio di costituzionalità delle norme di settore sia legato alle modalità di funzionamento del settore e dipenda da come si percepiscano e si intendano i vincoli al funzionamento e le alternative.

Un giudizio di costituzionalità per sé, sul singolo aspetto estromesso dal contesto, perde consistenza e diviene solo forma giuridica.

È un passaggio importante, che tocca direttamente il rapporto tra Costituzione formale e Costituzione reale, e che ovviamente non riguarda solo la distribuzione del farmaco.

Il vaglio della Corte ne esce sminuito. Difficile capire come superare il problema che implicherebbe anche un rinnovamento di visione e strumenti di un'alta Istituzione della nostra Repubblica.

Forse il primo passo sta nel formulare in maniera più completa e logica i ricorsi.

Sollevare dubbi di incostituzionalità sul singolo aspetto regolatorio o sullo specifico vissuto personale del professionista non è la soluzione, perché la risposta della Corte arriverà sempre di carattere generale, inquadrando la fattispecie all’interno della cornice normativa attuale in cui, come si commenta in questa RN, vincoli sono necessari per far vivere altri vincoli e viceversa, e l’equilibrio così si regge da sempre.

Quello che può servire è chiamare l’Alta Corte a esprimersi su un caso ampio, generale e coinvolgente tutti gli snodi regolatori corporativistici. Un caso che possa stimolare o obbligare a considerazioni sistemiche. Per questa ragione, al centro del ricorso non può che esserci direttamente il binomio pianta organica e divieto di incorporation, che sono le due strozzature più forti all’offerta che poi, a cascata, generano le altre, creando l’illusione che tutto il “pacchetto” sia necessario e non ridiscutibile.

Nel frattempo, si spera che sia i giudici della Corte Costituzionale sia qualche giudice amministrativo dei Tar leggano queste considerazioni, e i prossimi ricorsi possano essere valutati in una prospettiva diversa, rispettosa del Diritto e delle competenze istituzionali, ma anche con un occhio più attento alla realtà dei fatti. Nicola C. Salerno

Intervento completo



NicolaSalernocommentosentenzaCorteCostituzionale.pdf

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