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18 settembre 2014

Universtà: riformiamo il ciclo di studi a farmacia

La riforma proposta dal Ministro Giannini sui test di accesso all'università va nella giusta direzione, ma per Farmacia occorre riformare il corso di studi per allargare le opportunità lavorative.

La riforma proposta dal Ministro Giannini che prevede un primo anno condiviso con le altre facoltà scientifiche e quindi l'accesso agli anni successivi regolato in base ai risultati ottenuti va nella giusta direzione di premiare il merito e la qualità degli studenti, è un sistema quello d'ispirazione francese inclusivo e non esclusivo. Noi lo troviamo molto interessante.

Attendiamo di vedere come verrà articolato - spiega Fabio Romiti, Vicepresidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti - ma ci sono le premesse per un'inversione di rotta significativa".

Tuttavia - continua Romiti - per il corso di studi in farmacia e CTF non è la soluzione dei problemi, continuiamo a registrare nel dibattito attorno al futuro dell'università un errore di metodo: si parte nella discussione dalla "coda" e non si affronta il cuore del problema.

Il tema centrale su cui dovremmo impegnare tutti i nostri sforzi dovrebbe essere quello della riforma del ciclo di studi e la domanda che ci dovremmo porre è quali competenze dovrebbe avere un laureato in farmacia e CTF per incontrare più facilmente l'offerta lavorativa.

Come MNLF abbiamo avanzato proposte sia alla FOFI che durante la manifestazione FarmacistaPiù partendo da due premesse: allargare il baricentro dal solo lavoro in farmacia ad altri settori ed aumentare il livello di specializzazione dei laureati in farmacia e CTF.

Un aumento del livello di specializzazione è richiesto dal mondo del lavoro e in altri Paese ha ottenuto importanti risultati.
Le conoscenze di farmaco-economia e marketing sono importanti, ma non sono le sole che vengono richieste dall'industria, centri di ricerche, sanità pubblica ecc.

E' necessario che la categoria si concentri su questo aspetto che è centrale per il futuro dell'università e della stessa professione ed abbandoni definitivamente desideri più o meno palesi di controllare il numero di laureati.

Possiamo agire in fretta e bene - conclude Romiti - a patto che tutti abbiano il comune obbiettivo di aumentare il livello qualitativo del ciclo di studi e le opportunità lavorative. Altri obbiettivi non c'interessano e non saranno da noi condivisi.
 

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